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FATIMA: Qual stravagante umore nella custode io veggio!
Spiacemi se al governo star della vecchia io deggio.
IRCANA: Qual siasi la custode premer dovriati poco:
D'Alì dovrà la sposa passar in altro loco.
FATIMA: Vuole Machmut ch'io resti quivi allo sposo unita:
A parte de' suoi beni noi, generoso, invita.
Torna ver me sdegnato il padre mio furente,
IRCANA: E Tamas vi acconsente?
E Fatima, che in seno ha virtù peregrina,
Di vivere non teme al giovane vicina? (con ironia)
FATIMA: Sazia non sei tu ancora di provocarmi a sdegno?
Giunta ti vidi, Ircana, delle tue mire al segno.
Tamas è sposo tuo, sei del suo cuor signora;
Sola trionfi e godi, e non ti basta ancora?
IRCANA: No, non mi basta: il cuore debole in lui conosco,
Facile amor vi sparge per leggerezza il tosco.
E sempre, a te vicino, aver degg'io sospetto
Che possa l'incostante dividere l'affetto.
FATIMA: Fai torto ai pregi tuoi, temendo il mio potere,
Ma sono i tuoi rimorsi che ciò a te fan temere;
Paventi giustamente mirare alfin pentito
Del laccio lusinghiero un cuor che mi hai rapito.
IRCANA: Tu d'involar pensavi cuor che a me si aspettava.
FATIMA: Sposa di lui fui scelta; ceder dovea la schiava.
IRCANA: Ora di schiava il nome cambiato ho in quel di moglie;
Son del suocero in casa, padrona in queste soglie.
FATIMA: Sì, di Fatima in grazia, che per pietà sottratto
IRCANA: Per ambizion l'hai fatto.
Colla pietà che meco dissimulando usasti,
Del padre e dello sposo l'amor ti guadagnasti.
L'arte conobbi allora del tuo disegno ascoso.
FATIMA: Arte per te felice, che ti diè vita e sposo.
IRCANA: Sì, del tuo cuore ad onta, Tamas è sposo mio.
FATIMA: Non mel vantare in faccia, che la cagion son io.
IRCANA: Merito invan pretende l'involontaria aita.
FATIMA: Gratitudine merta chi serba altrui la vita.
IRCANA: Via da me che pretendi? Tu mi salvasti, è vero,
Colla pietà coprendo l'idea del tuo pensiero.
L'opera tua giovommi; pensar deggio a premiarla.
Vuoi per mercé lo sposo? Vuoi ch'io tel renda? Parla.
FATIMA: No, non pretendo un cuore che abbandonommi ingrato.
Lieta son io di sposo che mi concede il fato.
Tamas sia tuo per sempre, fin che tu resti in vita;
Basta che tu mi parli meno orgogliosa e ardita.
Bastami dal tuo seno ogni livor rimosso;
Venderti a minor prezzo le mie ragion non posso.
Non nego esserti amica, non temo i sdegni tuoi;
Amami, se ti cale, odiami, se tu vuoi.(parte)