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IRCANA: Ah perfido! ah mendace! ah traditore ingrato,
Vai di nascosto, indegno, della rivale allato?
Ma ti condusse il cielo di mie vendette al segno;
Ambi quei rei mi attendono ad isfogar mio sdegno.
TAMAS: Dove t'inoltri, Ircana?
Ecco le certe prove d'anima scellerata.
Per ricondurmi, infido, pien di pensier sì rei,
A rimirar io stessa l'orror de' scorni miei?
IRCANA: Non ti ascolto. Odo le voci sole
Del mio furor che accendemi, che vendicar mi vuole.
Muoia la mia nemica. (incamminandosi)
Reo, dell'offeso in faccia, palpita almeno, e tace.
Tu, tracotante, ardisci, senza smarrirti in volto,
Mascherar le tue colpe? Vattene, non ti ascolto.
TAMAS: Odimi, e l'innocenza ti sarà nota, o cara.
IRCANA: Via, qual menzogna il labbro in tuo favor prepara?
TAMAS: Fra quelle soglie, il giuro, te rinvenir credea.
IRCANA: Scarso pretesto e vile d'anima infida e rea.
Vidi te pure io stessa colla custode antica
Parlar; da lei sapesti celarsi ivi l'amica.
Forse per te là dentro fu dalla vecchia ascosa.
TAMAS: Là disse la custode essere la mia sposa.
Se m'ingannò quel labbro stolido, o menzognero...
IRCANA: Non t'ingannò, là dentro sta la tua sposa, è vero;
Quella che stringer speri (me abbandonata) al seno
Ma se riaverla aspiri, dammi la morte almeno.
Spenta ch'io sia... ma pria ch'io sia dal ferro oppressa,
Voglio veder spirare la mia rivale istessa.
Sì, perirà.
IRCANA: Se mi attraversi il passo...
TAMAS: Se proseguir tu tenti...