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VAJASSA: Cos'è questo fracasso?
TAMAS: Vecchia, fra quelle porte
VAJASSA: Parla un poco più forte.
IRCANA: Tu, perfida, celasti colà con trame ordite
La mia rival per esso?
VAJASSA: Non so cosa che dite.
Ma vi comando e dico che badi ognuno a sé,
Che questa la maniera di vivere non è.
Se tu non hai giudizio, (ad Ircana) se tu non taci, ardito, (a Tamas)
Lo dirò alla tua sposa; (a Tamas)lo dirò a tuo marito.(ad Ircana)
VAJASSA: Certo farò così.
Farò che il sappia Fatima, farò che il sappia Alì.
Credete ch'io non sia istrutta di ogni cosa?
Tu bada a tuo consorte; (ad Ircana), bada tu alla tua sposa.(a Tamas)
IRCANA: (Parla costei confusa).
TAMAS: Spiegati, vecchia insana:
VAJASSA: È Fatima. È Alì sposo d'Ircana.
IRCANA: Chi ciò ti ha detto? (a Vajassa, forte)
VAJASSA: Le schiave me l'han detto.
TAMAS: Idolo mio, ravvisi se falso è il tuo sospetto? (ad Ircana)
IRCANA: Fin che restar ti caglia alla nemica appresso,
Tali funesti incontri ponno accader di spesso.
Siasi innocenza o colpa che ti guidò a quel sito,
Ciò non saria accaduto, se pria fosti partito.
E se partir ti mostri meco ancor renitente,
Il passo che facesti non crederò innocente.
VAJASSA: E ben? cosa si fa? (a Tamas)
TAMAS: Vattene. (a Vajassa, con dispetto)
VAJASSA: Anche di più?
Subito in quella stanza. (ad Ircana)
VAJASSA: Non parlo più. (timorosa)
IRCANA: Tamas, o vieni meco senza dimora alcuna,
O temi che ormai scoppi furor che in me si aduna.
Salvo non ti do il padre dall'ira mia, la vita
Salva non è di Fatima dalla mia destra ardita.
Paventa per te stesso, per me paventa ancora:
O d'Ispaan si parta, o qui si resti, e mora.
VAJASSA: (Non intendo parola).
TAMAS: Facciasi il tuo volere.
Andiam; sovra il cuor mio vedi quant'hai potere.
Ah non veder il padre fa il mio dolor maggiore.
IRCANA: Senza vederlo andiamo.