Carlo Goldoni
Ircana in Ispaan

ATTO QUARTO

Scena Nona. Fatima e detti; poi Vajassa, Lisca, Ibraima, Zama e dall’altra parte i servi

Precedente

Successivo

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

Scena Nona. Fatima e detti; poi Vajassa, Lisca, Ibraima, Zama e dall’altra parte i servi

 

FATIMA: Eccomi a' cenni tuoi.

MACHMUT: Udir non siavi grave

Del signor vostro i detti. (a tutti)

VAJASSA: Ecco, signor, le schiave. (a Machmut)

ALÌ: Ecco i tuoi servi ancora.

MACHMUT: Sedete. (tutti seggono su guanciali)

IRCANA: Ah, ch'io prevedo

Che di partir ti penti. (piano a Tamas)

TAMAS: Si partirà. (piano, ad Ircana)

IRCANA: Nol credo. (piano a Tamas)

MACHMUT: Figli, amici, e voi tutti che a Machmut servite,

Il signor vostro, il padre, a ragionare udite.

Salvi siam da un periglio, che sovrastava a tutti:

Goda la mia famiglia della vittoria i frutti.

Lauto convito apprestano ad un mio cenno i cuochi;

Musica avremo e danze, feste, trionfi e giuochi.

Ma quel che più vi bramo, saldo piacer verace,

Quel che fra voi mi preme, è, figli miei, la pace.

E perché duri eterna la cara pace amica,

Soffra ciascun ch'io parli, soffra che il vero io dica.

A te mi volgo in prima, mia gioia e mio contento, (s’alza)

Figlio, di padre amante miglior sostenimento.

Il rammentarti è vano quanto per te finora

Fece quel padre offeso, che ti vuol salvo ancora.

Torna in te stesso, e pensa se più di quel che festi

A un genitor pietoso, fatto a un nemico avresti.

Quale ai deliri tuoi, qual non offersi aiuto,

Nel precipizio orrendo sol per amor caduto?

Io ti porsi la mano a sollevarti in alto:

Volesti tu di nuovo precipitar d'un salto.

Ecco, tornasti ancora, senza acquistarti un merto,

Del genitore al seno a ricovrarti aperto.

Ecco, il paterno albergo dove, crudel, sei nato;

Torna a soffrir quel piede che lo calpesta ingrato.

sol te il padre accoglie, teco pietoso ancora,

Ma, tua mercé, la schiava soffre abbracciar qual nuora.

Mirami, Ircana, in volto, vedi colui che offeso

Fu da te fin nell'alma, miralo vinto e reso.

Che non facesti, ingrata, coll'arti e col consiglio

Per insultar un padre, per involargli un figlio?

Ferri, veleni e stragi, tutto volgesti in mente

Contro chi ben ti ha fatto, femmina sconoscente!

Ecco l'illustre donna, ecco la sventurata, (verso Fatima)

Sposa per te tradita, da sposo .

Ella per te ad Osmano chiese il perdon col pianto;

Ella al cuor mio pietosa feo l'amoroso incanto.

Ed or vedila come soffre l'insulto in pace;

Mira d'altrui lo sposo, e non si lagna, e tace.

Fatima, se tu taci, parla per te il mio cuore;

Se ti lasciò il mio figlio, non ti lasciò il mio amore.

Caro Alì generoso, da cui virtù s'impara,

Questa a te raccomando figlia onorata e cara.

Tua sarà quella dote che ha il padre a lei concessa,

Ma la maggior sua dote è la virtude istessa.

Tanto però non basta all'amor mio sincero;

Più per costei si faccia degnissima d'impero.

Parte de' beni miei già le concessi in dono:

Uso del don si faccia, Tamas, padron ne sono.

Pur dell'amor in segno, con cui tratto un mio figlio,

Prima di usarne il dritto, chiedo da te il consiglio.

Freme in carcere Osmano; lui dalle regie porte

Trasporterà il delitto nella gran piazza a morte.

Muore in Osmano il padre di questa a cui dobbiamo,

Figlio, la stessa vita che ambidue respiriamo.

Te da colei difese che ti voleva estinto;

Salvò dall'inimico me disarmato e vinto.

Pietà del padre suo, pietà per lei ne chiede.

A chi ha con noi tal merto, si può negar mercede?

No, che in te non prevedo d'ingrato cor la taccia.

Facciasi ciò che sento. Sì, figlio mio, si faccia.

Comprisi la sua vita, comprisi ad ogni prezzo:

Ché il Persian Divano vender le grazie è avvezzo.

Osmano a noi dovendo la libertà e la vita,

Calmati avrà i trasporti di un'animaardita.

Si scorderà l'insulto fatto da te alla figlia:

Vedi se ancora in questo l'amor mio mi consiglia.

Lieto colla tua sposa godrai giorni felici.

Padre son io di tutti. Tutti vi voglio amici.

Se ha del mio sangue ancora d'uopo un sì caro oggetto,

Pronto sarei per tutti, pronto ad aprirmi il petto.

(siede e tutti si mostrano inteneriti)

IRCANA: Tu piangi? (piano a Tamas)

TAMAS: Al padre in faccia poss'essere inumano? (piano, ad Ircana)

IRCANA: No; pietoso ti mostra, ma andiam di qua lontano. (piano a Tamas)

TAMAS: (Oh dura legge!) (da sé)

FATIMA: Il pianto finor mi ha trattenuto

All'amor tuo, signore, di rendere un tributo.

Alla bontà che nutri, alla pietade, al zelo,

Sia co' suoi benefizi compensatore il cielo. (a Machmut)

MACHMUT: Venga il Bey. (ad un servo che parte)

ALÌ: Permetti, signor, ch'io pur ti dica

Ch'alma rinchiudi in seno della virtude amica;

E che dai Numi istessi, che hanno il bel cuor formato,

Sarà con larghi doni il don ricompensato.

TAMAS: Deh! se favello al padre tenero anch'io, perdona.(piano, ad Ircana)

IRCANA: Tenero parla al padre, ma di partir ragiona.(piano a Tamas)

TAMAS: Deh genitor...

MACHMUT: Sospendi. Ecco, il Bey si vede.

Per la vita d'Osmano sentiam quel ch'ei ne chiede.

Schiave, servi, al ritiro. Vi benedica il cielo.

Spose voi qui restate, ma che vi copra il velo. (partono le Schiave, ed i Servi. Fatima e Ircana col velo si coprono)

 


Precedente

Successivo

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA1) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2009. Content in this page is licensed under a Creative Commons License