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IRCANA: (O si parli, o si vada). (piano a Tamas)
TAMAS: Arrossisco pensando, signor, quanto tu mi ami.
MACHMUT: Dell'amor mio sei certo, e in avvenir prometto
Darti maggior le prove del tenero mio affetto.
Son nell'età avanzato, son dai disagi oppresso,
L'impiego e la famiglia regolerai tu stesso.
Lieto alla sposa unito vederti or mi consolo;
Tutto il poter ti cedo, comanderai tu solo.
TAMAS: (Ircana?) (pateticamente guardandola)
TAMAS: Senza ch'io parli, intendi. (come sopra)
MACHMUT: Vieni, Ircana, e il possesso di questa casa or prendi.
A viver lieta in pace godo che alfin sei giunta:
Ti obbediran le schiave, a Fatima congiunta.
TAMAS: Che far poss'io?(ad Ircana)
IRCANA: Anima vile, ingrata! (a Tamas)
MACHMUT: Che ti molesta, Ircana? Ancor ti mostri irata?
Sei di chi t'ama e onora, sei nel tuo cor nemica?
IRCANA: Quello che saper brami, il figlio tuo tel dica.
MACHMUT: Parla, figlio, mi svela questo novello arcano.
TAMAS: Padre... signor... io deggio... ah che lo tento invano. (confuso parte)
MACHMUT: Oimè! qual ria sventura mi vuol sempre infelice?
Parlami tu per esso.
IRCANA: Sì, più tacer non lice.
Co' benefizi suoi Machmut troppo mi onora.
Esser dovrei contenta, ma non lo sono ancora.
No, superar non posso il duol che all'alma io sento:
Pavento dello sposo, di Fatima pavento.
Una di noi lontana dee andar da questo tetto.
Pensa, risolvi, imponi. La tua sentenza aspetto.(parte)