Carlo Goldoni
Ircana in Ispaan

ATTO QUINTO

Scena Settima. Machmut, Tamas, Alì; poi Fatima

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Scena Settima. Machmut, Tamas, Alì; poi Fatima

 

FATIMA: Signor, se al genitore la grazia è già concessa,

Permettimi che vada ad incontrarlo io stessa.

Lascia che più serene siano di Osman le ciglia,

Sciogliendo i lacci suoi la man di una sua figlia.

Se più tornar non vedi me fra tue soglie ancora,

Fatima a te lontana ti venera e ti onora.

In te ravviso il padre, il mio benefattore;

Grato ti sarà sempre, infin ch'io viva, il cuore.

Deggio lasciarti alfine, deggio partir, lo vedi:

Vo collo sposo unita, deh per pietà il concedi.

Nel liberar tue soglie da una infelice odiata

D'essere a te pretendo più conoscente e grata.

Finché qui resto, invano speri godere il frutto

Della pietà che usasti: io son cagion del tutto.

Qua non mi soffre Ircana, ella a ragion può dirlo;

Il suo voler comprendo, ed io deggio obbedirlo.

In mio favor soverchio di tua pietà è il consiglio,

Se la pietade offende il genitore e il figlio.

Grazie ti renda il cielo della bontà che usasti,

Se il genitor mi salvi, se l'onor mio salvasti.

Su questa man ch'io bacio, grazie ti rendo al dono:

Vado da te lontana, ma la tua figlia io sono.

MACHMUT: L'odi? la vedi, ingrato? (a Tamas) No, non sperar ch'io voglia

Che tu mi lasci ancora. D'un tal pensier ti spoglia.

Sono d'Osmano ancora dubbi dell'alma i sensi:

Non so qual sarà meco, qual d'esser teco ei pensi.

Chi sa che il cor feroce, cui sol lo sdegno alletta,

Ad onta della grazia, non pensi alla vendetta?

Tornar potrebbe al campo senza mirarti in volto;

Potria contro d'Alì lo sdegno aver rivolto;

Contro la figlia istessa esser potrebbe irato,

E si può dar che venga d'ogni furor spogliato.

Ma in così dubbio evento te cimentar non voglio.

Dicolo, e ciò ti basti; più replicar non soglio.

FATIMA: Ma la sdegnosa Ircana?

ALÌ: Ma la tua nuora audace?

TAMAS: Come sperar, signore, come sperar mai pace?

MACHMUT: E chi è costei che vanta di spaventar la terra,

Che col suo ciglio a tutti suol minacciar la guerra?

È una donna, è una belva, è un'aspide inumana?

Ha di Medusa il volto? Olà, qui venga Ircana.(ad un Servo che parte)

TAMAS: Lascia, signor, ch'io parta.

MACHMUT: Vile che sei, ti arresta.

D'un uom che in Persia è nato, qual codardia è codesta?

Nati siam noi nel mondo per dominar quel sesso.

Qua, più d'altrove, il grado vien della donna oppresso.

Schiave son tutte, e solo sposa al talamo eletta

Può comandare all'altre, ma all'uom sempre è soggetta.

E tu cedi l'impero a femmina a tal segno,

Che d'uom nato in Europa l'atto sarebbe indegno?

Va, compatisco Ircana, se ti calpesta insano:

Tutte vorrian le donne tener le briglie in mano.

E se viltà il consente d'uom che sta alla catena,

Solo è di lui la colpa, e sia di lui la pena.

 


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