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DEMETRIO: Ite, compagni, amici, pria che sia il dì avanzato,
Della città vicina solleciti al mercato.
Benché per noi festivo sia questo dì, forzati
Andar siam dal Persiano ai pubblici mercati.
Altra per mantenerci via non abbiam che questa;
Né offendonsi le leggi, se la ragione è onesta.
Di cuoia e di sagrini facciasi acquisto; e sete
Comprinsi per l'Europa, quante comprar potete.
Nella caravanzera si pongano in sicuro.
Io resto qui. Tu puoi meco restar, Zaguro.
Sogliono i pecorai passar per questo loco.
Capre, castori, armenti puonsi comprar per poco.
Divisi in varie parti tentiam la nostra sorte:
Voi in Ispaan mercate, noi di Julfa alle porte.
CARICO: Andiam, pria che d'Europa i scaltri compratori
Scelgano delle merci i generi migliori.
Quel che fa noi Armeni che dal Persian si estimi,
È l'attenzion che si usa d'esser mai sempre i primi.
E pochi son coloro che altrui vendan derrate,
Pria che da noi non sieno o compre, o mercatate.
ZAGURO: Schiavi e schiave comprate per la Turchia.
CARICO: Già siamo
Pratici ancora in questo. Ne compreremo. Andiamo. (parte con gli Armeni