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Giardino in casa di Demetrio con boschetto intrecciato d’alberi.
IRCANA Vado, non so in qual parte. M’aggiro e non so dove.
Per me tutti gli alberghi, tutte le vie son nuove.
Questo giardino i’ credo che a Demetrio appartenga .
Vo’ respirar quest’aure sola, pria ch’altri venga.
Sfogar vorrei col pianto il mio dolore estremo:
Ma piangere non so: quando mi dolgo io, fremo.
Suol essere comune al sesso nostro il pianto;
Son lacrime di donna sfogo,sollievo, incanto.
Ma a me perisca il mondo fra fiamme e tra faville,
Non mi vedrai di pianto bagnar le mie pupille.
Chi pianto non avrebbe, quando lo sventurato
Tamas testè partissi, da me a torto scacciato?
Così l’impegno mio, così volea l’amore:
E se non piangon gli occhi, piange di dentro il cuore.
Quando fine avran gli amori, qual fine avran gli sdegni?
Chi scioglierà di Tamas i vïolenti impegni?
Quanto durerà il fasto d’una rival persiana?
Quando sarà felice la sventurata Ircana?
Segua qualunque evento di me non mi confondo;
Favola sia il mio nome sul teatro del mondo.
Chi mi desia fortuna, chi a me brama ruine,
Faccia i suoi sforzi; e attenda delle avventure il fine.