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DEMETRIO Che mai narri, Carico?
Perché di te, Demetrio, in Ispaan si parla.
Zaguro ha pubblicato la compra di tal schiava;
Ch'ella in Julfa sen resti un finanzier s'aggrava
Vuol che lungi sen vada oltre il confin persiano.
DEMETRIO Cercano l'infelice i suoi nemici in vano.
Il perfido Zaguro so che l'avrà tradita;
Ma qui sarà difesa a costo di mia vita.
Questa colonia armena, che il buon Soffì già trasse
Dal margo dell'Eufrate, dai lidi dell'Arasse;
Questa nazion, che nacque a mercatare avvezza,
Che forma con il traffico di Persia la ricchezza,
Che seco ha trasportato di Julfa il nome armeno
D'Ispaan ne' sobborghi, che conserva nel seno
Di trenta mila Armeni l'antico onor primiero,
Soffre dal re di Persia un dolcissimo impero.
Né soffrirà che sia, sol per l'altrui malizia,
Oppressa l'innocenza, tradita la giustizia;
Né per il van desio d'un finanzier sdegnato,
Vorrà perder di vista la gelosia di stato.
Ircana è schiava mia, raccolta è nel mio tetto;
Vi resterà, lo giuro, di Zaguro a dispetto.
E se Zaguro ardisce d'opporsi al favor mio,
So maneggiar la spada, so cimentarmi anch'io;
E sangue ho nelle vene di quei che hanno la guerra
Ed il terror portato al confin della terra.
CARICO Deh non turbare, amico, con tal consiglio audace,
Quella che noi godiamo tranquillissima pace.
Non rinnoviamo adesso le memorie passate...
DEMETRIO Questi son miei terreni. Ai terren vostri andate.
Ciascun pensi a se stesso.
CARICO Andiamo. Ah voglia il cielo
Non torni in comun danno di Demetrio lo zelo.
Abbiam finito, amico, d'usar guerriero sdegno,
Or che distrusse il fato de' nostri padri il regno.
Siam sudditi, siam servi, e rammentar dobbiamo
Non quel che fummo un dì, ma sol quel che ora siamo. (parte coi compagni)