Carlo Goldoni
Ircana in Julfa

ATTO QUARTO

Scena Quindicesima. Zulmira (ed un Servo con lume)

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Scena Quindicesima. Zulmira (ed un Servo con lume)

 

ZULMIRA Vieni a ferir quel petto... (Ohimè!) Qui che si fa? (alle donne)

KISKIA Siamo a veder venute la vostra crudeltà.

ZULMIRA (Andò il colpo fallito). Vattene. (al Servo, il quale lascia il lume e parte)

IRCANA Anima indegna!

Qual furia i tradimenti a quel tuo core insegna?

Perfida, in che t'offesi?

ZULMIRA Taci, e voi del rossore

Siate pur meco a parte, qual foste anche in amore.

Mirate quell'ardita, che con virili spoglie

Schernì tre donne a un tratto, vedova, figlia, e moglie.

Soffrir i torti nostri parmi viltà: de' miei,

Se qui giunte non foste, vendicata m'avrei.

Parto, l'ira sospendo, ma non la spegno in petto;

Ecco in femminee vesti, ecco il vostro diletto.

Se anime vili siete, soffritelo con pace

Io non ho cor che vaglia a tollerar l'audace. (parte)

IRCANA Deh pietà, non isdegno contro una sventurata.

KISKIA (Ho i rossori sul viso). (da sé)

MARLIOTTA (Son ben mortificata) (da sé)

CREONA Oh che bel pezzo d'uomo! Che nobile presenza!

Alle signore spose faccio umil riverenza. (parte)

MARLIOTTA Compatite, signora, in me la gioventù. ( a Ircana)

(Con quei che non han barba, non me ne intrico più). (da sé, e parte)

IRCANA Colpa non ho, se a forza fui con voi menzognera.

KISKIA Dite fra voi e me, questa cosa è poi vera?

Ancora non lo credo. Ditelo in confidenza

Siet'uomo, o siete donna?

IRCANA Donna son io.

KISKIA Pazienza. (parte)

IRCANA Escasi di sotterra, e non s'attenda in pace

I sforzi replicati d'una nemica audace;

Che se andò questa fiata errato il fier disegno,

Può ritentar le trame il suo perfido sdegno.

Sorte, non hai finito d'ingiuriarmi ancora?

Vuol che tormenti Ircana, vuol il destin ch'io mora.

Venga Tamas, mi dica: tutto di te son io;

Possa una volta dirgli: Tamas, alfin sei mio

Poi di morir m'eleggo; ch'è meglio un vero bene

Goder in brevi giorni, che lunga vita in pene. (parte)

 


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