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ART. Milord. (in atto di partire)
BONF. Fermatevi. Vi veggo entrambi adirati. Posso saper la causa delle vostre contese?
ART. La saprete poi; per ora vi prego di dispensarmi.
ERN. Milord Artur non ha coraggio di dirla.
BONF. Cavaliere, voi mi mettete in angustia. Non mi tenete occulta la verità.
ERN. È sdegnato meco, perché l'ho sorpreso da solo a sola in questa camera con vostra moglie.
BONF. Milord! (ad Artur con qualche ammirazione)
ART. Conoscete lei, conoscete me. (a Bonfil)
ERN. Milord Artur è filosofo; ma non lo crederei nemico dell'umanità. Se avessi moglie, non lo lascierei star seco da solo a sola.
BONF. Da solo a sola, milord? (ad Artur)
ART. Amico, i vostri sospetti m'insultano molto più delle impertinenze del cavaliere. Chi ardisce di porre in dubbio la delicatezza dell'onor mio, non è degno della mia amicizia. (parte)