Carlo Goldoni
Pamela maritata

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA   Miledi Pamela e madama Jevre

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SCENA QUARTA

 

Miledi Pamela e madama Jevre

 

JEV. Poc'anzi il padrone era qui. Potrà essere poco lontano. Trattenetevi, che lo andrò a ricercare.

PAM. No, no, fermatevi. Dovreste conoscerlo meglio di me. Guai a chi lo importuna soverchiamente. Desidero di vederlo, desidero di parlargli, ma vo' aspettare, per farlo, un momento opportuno. Il cielo vede la mia innocenza ed i suoi falsi sospetti; mi vergogno a dovermi giustificare; pure l'umiltà non è mai soverchia, ed un marito, che mi ha a tal segno beneficata, merita che, innocente ancora, mi getti a' suoi piedi a supplicarlo, perché mi ascolti.

JEV. Non so che dire; s'io fossi nel caso vostro, non sarei così buona; ma forse farei peggio di voi, e può darsi che colla dolcezza vi riesca d'illuminarlo.

PAM. Chi sa mai, se mio padre abbia penetrato niente di questo fatto?

JEV. Non l'ho veduto, signora, e non ve lo saprei dire.

PAM. Voglio andar ad assicurarmene. (in atto di partire)

JEV. No, trattenetevi, non trascurate di vedere milord, prima ch'egli esca di casa.

PAM. Andate voi da mio padre. Sappiatemi dire, se ha penetrato nulla di questo mio novello travaglio.

JEV. Sì, signora, restate qui, e prego il cielo che vi consoli. (parte)

 

 

 


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