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Miledi Pamela, poi milord Artur
PAM. È grande veramente il bene che ho conseguito dal cielo, e conviene ch'io me lo meriti colla sofferenza. Ma in due cose son io colpita, che interessano troppo la mia tenerezza. Il padre e lo sposo sono i due cari oggetti dell'amor mio, e sono al punto di perder uno, e di essere abbandonata dall'altro. Ah, nata son per penare, e non so quando avran termine i miei martori.
PAM. Voi qui, signore? non sapete i disordini di questa casa?
ART. Non vi rechi pena la mia presenza; son qui venuto per ordine di milord vostro sposo.
PAM. Compatitemi, s'io mi ritiro; non vorrei che mi ritrovasse con voi. (in atto di partire)
ART. Accomodatevi; come vi aggrada.
PAM. Milord, avete novità alcuna in proposito di mio padre?
ART. Ho un biglietto del Segretario di stato. (accostandosi un poco)
ART. Mi pare equivoco; non l'intendo bene.
PAM. Oh cieli! lasciatemi un po' vedere.
ART. Volentieri. (caccia di tasca un biglietto)
ART. Eccolo qui, madama. (nell'atto che dà il viglietto a Pamela, esce milord Bonfil, ed insospettisce)