Carlo Goldoni
Pamela maritata

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA   Pamela, poi il conte d'Auspingh suo padre in abito civile

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SCENA TREDICESIMA

 

Pamela, poi il conte d'Auspingh suo padre in abito civile.

 

PAM. Tutti mi amano, ed il mio caro sposo mi odia. Numi, per qual mia colpa mi punite a tal segno? Ho io forse con troppa vanità di me stessa ricevuta la grazia, che mi ha offerto la provvidenza? Non mi pare. Sono io stata ingrata ai benefizi del cielo? Ho mal corrisposto alla mia fortuna? Eh, che vado io rintracciando i motivi delle mie sventure? Questi sono palesi soltanto a chi regola il destin de' mortali; a noi non lice penetrare i superni arcani; sì, son sicurissima, che il nume eterno affliggendomi in cotal modo, o mi punisce per le mie colpe, o mi offre una fortunata occasione per meritare una ricompensa maggiore.

CON. Figlia... oimè sostenetemi, il dolore mi opprime, non ho forza per reggermi, non ho fiato per isfogar la mia pena.

PAM. Deh caro padre, non vi affliggete. Sono innocente, e l'innocenza non è abbandonata dal cielo.

CON. Sì, è vero, ma l'umanità si risente. Sono avvezzo a soffrire i disagi di questa vita, non le macchie dell'onor mio.

PAM. Si smentirà la calunnia; sarà conosciuta la verità.

CON. Ma intanto chi può soffrire questa maschera vergognosa?

PAM. Sofrir conviene le disposizioni del cielo.

CON. Il cielo ci vuol gelosi dell'onor nostro. Merita gl'insulti che li sopporta.

PAM. Che possiam fare nello stato nostro?

CON. Tentar ogni strada per redimere la riputazione depressa. Svelar gl'inganni, e domandare giustizia.

PAM. Oimè! qual mezzo abbiamo per appoggiar le nostre querele? Il mio sposo è il nostro avversario. Milord Artur è in sospetto. Chi può parlare per noi, chi può trattare la nostra causa, chi può farci fare giustizia?

CON. Io, figlia, io stesso andrò a gettarmi ai piedi del Re, e colle mie lacrime, e colle mie preci...

PAM. Voi ardireste di presentarvi al monarca? Voi, che tuttavia siete oppresso dalla divisa di reo, vi arrischiereste di precipitare la grazia, di cui vi potete ancor lusingare?

CON. Che giovami una tal grazia, se fia disonorato il mio sangue? Pochi giorni di vita mi rimangono ancora, e poco goder io posso del reale rescritto. Sì, vo' morire, ma vo' morire onorato. Presenterò al regal trono un reo cadente, ma sosterrò la causa della mia figlia. Il Re non può confondere l'innocenza vostra colle mie colpe. A costo della mia morte farò palesi gl'insulti che a voi si fanno; e sarà un testimonio di verità manifesta mirar un tenero padre, che si sacrifica volontario per la propria figlia innocente.

PAM. Ah, tolga il cielo un sì tristo pensiero dalla vostra mente.

CON. Figlia, se voi mi amate, non m'impedite un passo indispensabile al nostro decoro. Ve lo comando coll'autorità che ho sopra di voi. Lasciatemi andare, e raccomandatemi ai numi. Se più non ci vediamo qui in terra, ci rivedremo un giorno nel cielo. La vostra povera madre sarà in viaggio per Londra. Abbracciatela in nome mio. Consolatela, se potete... Cara figlia, il cielo vi benedica. (parte)

PAM. Ahi! mi sento morire. (parte)



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