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Milord Bonfil, poi miledi Daure
BONF. Preveggo qual doloroso colpo sarà al cuore di questo padre onorato l'infelice destino della figliuola. Per questo appunto vuole l'umanità, ch'io cerchi di minorargli la pena. Quel che potrebbe nuocergli più di tutto, sarebbe la pubblicità. A questa procurerò rimediare.
MIL. Milord, mi consolo di cuore vedervi uscito felicemente da quel pericolo in cui vi trovaste.
BONF. Di qual pericolo favellate?
MIL. Parlo di quello della pistola.
BONF. Io non capisco quello che vi diciate.
MIL. Non occorre negarlo. So tutto.
BONF. Se lo sapete, dovete persuadervi di non saperlo.
BONF. Dov'è il cavaliere vostro nipote?
MIL. Credo sia ancora in giardino. Non l'ho più veduto dopo il fatto della pistola.
BONF. Di che pistola? (alterato)
BONF. Dovete persuadervi di non saperlo.
MIL. Ma perché mai?
MIL. Sì, parliamo d'altro. Qual risoluzione prenderete voi con questa femmina, indegna di essere vostra sposa?
BONF. Parlate di lei con un poco meno di libertà.
MIL. Come? ad onta delle sue mancanze seguitate voi a difenderla?
BONF. A me non lice difenderla, e a voi non conviene di maltrattarla.
MIL. Il sangue m'interessa per l'onore di un mio fratello.
BONF. Fareste bene, se il vostro sangue non fosse contaminato dall'odio.
MIL. Non è forse vera l'intelligenza di Pamela con milord Artur?
BONF. Potrebbe darsi che non fosse vera.
MIL. Perché dunque sfidarlo colla pistola?
BONF. Che parlate voi di pistola? (con isdegno)
MIL. (Se non fosse mio fratello, lo strapazzerei come un cane). (da sé)