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BONF. Olà; che altercazioni son queste?
PAM. Ah milord, toglietemi la vita, ma non mi lasciate ingiuriare. Tutti m'insultano, tutti villanamente mi trattano. Voi solo siete padrone d'affliggermi, di mortificarmi; ma fin ch'io vanto lo specioso titolo di vostra moglie, fin che la bontà vostra mi soffre in questo tetto, non permettete che uno sfacciato mi dica sul viso parole indegne, e mi esibisca amori novelli per distaccarmi dal mio sposo, dal mio signore, da voi, che siete e sarete sempre l'anima mia. (piangendo)
BONF. (Guarda bruscamente il cavaliere)
ERN. Milord, mi guardate voi bruscamente?
BONF. Cavaliere, vi prego di passare in un'altra camera.
ERN. E che sì, che la debolezza...?
BONF. Vi ho detto con civiltà, che partite.
ERN. Non vorrei che vi supponeste...
BONF. Questa è un'insistenza insoffribile.
ERN. Scommetterei mille doppie...
BONF. Ma signore... (alterato)
ERN. Sì, vado. Non occorre che me la vogliate dare ad intendere. Ho studiato il mondo. E ho imparato assai. (parte)