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Milord Bonfil, poi monsieur Longman
BONF. Guai a me, se mi trattenessi a pensarvi. Costei ha lo stesso poter sul mio cuore. I suoi sguardi, le sue parole avrebbero forza di nuovamente incantarmi. No, no, ho stabilito di ripudiarla. Ma troppo lungamente ho fatto aspettare nell'anticamera l'uffiziale del Segretario di stato. Non vorrei che se ne offendesse. Ehi. Chi è di là?
LONG. Signore. (viene da quella parte dov'è entrata Pamela, e viene asciugandosi gli occhi, mostrando di piangere)
BONF. Dite a quel ministro, che passi.
LONG. A qual ministro, signore? (come sopra)
BONF. Non vi è in anticamera un uffiziale della Segretaria di stato?
LONG. Sì, signore. (come sopra)
BONF. Che avete, che par che vi cadan le lagrime?
LONG. Niente. (come sopra)
LONG. Ho veduto piangere la povera mia padrona; compatitemi, non mi so trattenere.
BONF. Andate. Introducete quell'uffiziale.
LONG. Sì, signore. (Ha il cuore di marmo). (da sé, parte)