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SCENA V
Oh caro anello! Oh quanto mi saresti più caro, se dato non mi ti avesse il padrone! Ma se a me dato non lo avesse il padrone, non mi sarebbe sì caro. Egli acquista prezzo più dalla mano che me lo porse, che dal valor della gioja. Ma se chi me l'ha dato è padrone, ed io sono una povera serva, a che pro lo riceverò? Amo che me l'abbia dato il padrone, ma non vorrei ch'egli fosse padrone. Oh fosse egli un servo come io sono, o foss'io una dama, com'egli è cavaliere! Che mai mi converrebbe meglio desiderare? In lui la viltà, o in me la grandezza? Se lui desidero vile, commetto un'ingiustizia al suo merito; se bramo in me la grandezza, cado nel peccato dell'ambizione. Ma non lo bramerei per la vanità del grado. So io il perchè, lo so io... Ma sciocca che sono! Mi perdo a coltivare immagini più stravaganti dei sogni. Penso a cose che mi farebbero estremamente arrossire, se si sapessero i miei pensieri. Sento gente. Sarà madama Jevre.