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ATTO SECONDO
SCENA V Jevre conducendo Pamela per la mano, che viene col capo chino, tremando, e detto
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SCENA V
Jevre conducendo Pamela per la mano, che viene col capo chino, tremando, e detto.
JEV. (piano a Pamela) (Non dubitate, ha promesso di non farvi alcun dispiacere.)
PAM. (piano a Jevre) (Ha giurato?)
JEV. (piano a Pamela) (Sì, l'ha giurato.)
PAM. (Oh, quando giura, non manca.)
PAM. (con gli occhi bassi non risponde)
BON. Pamela, tu dunque m'odii.
PAM. No, signore, io non vi odio.
BON. Tu mi vorresti veder morire.
PAM. Spargerei il mio sangue per voi.
PAM. Vi amo, come la serva deve amare il padrone.
JEV. (a Bonfil) (Poverina! È di buon cuore.)
BON. Sì, Pamela, tu sei veramente una giovine di buon costume; conosco la tua onestà; ammiro la tua virtù; meriti ch'io ricompensi la tua bontà.
PAM. Signore, io non merito nulla.
BON. La tua bellezza è stata creata dal cielo per felicitare un qualche avventurato mortale. (rimane pensoso)
PAM. (piano a Jevre) (Io non intendo bene il senso di queste parole.)
JEV. (piano a Pamela) (Povero signore! Egli si lusinga.)
PAM. (piano a Jevre) (Non vi è pericolo.)
BON. (si rivolge a Pamela) Dimmi, sei tu nemica degli uomini?
PAM. Sono anch'essi il mio prossimo.
BON. Inclineresti al legame del matrimonio?
BON. (Ah beato colui che avrà una sposa sì vaga!) (resta pensoso)
PAM. (piano a Jevre) (Madama, di chi mai parla il padrone?)
JEV. (piano a Pamela) (Chi sa che non parli di lui medesimo?)
BON. (a Pamela) Tu non istai bene per cameriera con un padrone che non ha moglie.
BON. Miledi mia sorella m'ha posto in puntiglio. Non voglio che tu vada con lei assolutamente.
PAM. Farò sempre la vostra volontà.
BON. Ah cara Pamela, nata tu non sei per servire. (resta pensoso)
PAM. (piano a Jevre) (Sentite?)
JEV. (a Pamela) (Io spero moltissimo.)
PAM. (Ah! non merito una sì gran fortuna.)
BON. (a Pamela) Ho risolto di maritarti.
PAM. Signore, io sono una povera miserabile.
BON. Mia madre a me ti ha raccomandata.
PAM. Benedetta sia sempre la mia adorata padrona.
BON. Sì, Pamela, voglio assicurare la tua fortuna.
BON. (Mi sento staccar l'alma dal seno.) (resta pensieroso)
PAM. (Madama, che cosa mai sarà di me?) (piano a Jevre)
JEV. (piano a Pamela) (Io spero che abbiate a divenire la mia padrona.)
PAM. (piano a Jevre) (Ah, non mi tormentate.)
BON. Dimmi, vuoi tu prender marito?
JEV. (piano a Pamela) (Ditegli di sì.)
BON. Rispondimi con libertà.
PAM. Son vostra serva; disponete di me.
BON. (Ah crudele! Ella non sente pena in lasciarmi.) (resta pensieroso)
PAM. (piano a Jevre) (Vedete com'è confuso?)
JEV. (piano a Pamela) (Lo compatisco. È un passo grande.)
BON. (alterato) Sposati, ingrata, e vattene dagli occhi miei.
PAM. (Oimè!)
BON. Dimmi. Lo hai preparato lo sposo?
PAM. Se mai ho pensato a ciò, mi fulmini il cielo.
JEV. Pamela è stata sempre sotto la mia custodia.
BON. E con tanta prontezza accetti l'offerta che io ti fo di uno sposo?
PAM. Ho detto che voi potete disporre di me.
BON. Posso disporre di te per farti d'altrui, e non potrò disporre per farti mia?
PAM. Di me potete disporre, ma non della mia onestà.
BON. (Ah, costei sempre più m'innamora!) (resta pensieroso)
PAM. (piano a Jevre) (Che dite, madama Jevre? Belle speranze!)
JEV. (piano a Pamela) (Sono mortificata.)
BON. Orsù, per mettere in sicuro la tua onestà, mi converrà maritarti. Jevre, voi che l'amate, provvedetele voi lo sposo.
BON. Io le darò duemila ghinee.
JEV. (a Pamela) Non dubitate, farete un ottimo matrimonio.
PAM. Signore, per carità, vi prego, non mi sacrificate.
BON. Che! Hai tu il cuor prevenuto?
PAM. Se mi concedeste l'arbitrio di poter dispor di me stessa, vi direi quali sono le inclinazioni del mio cuore.
BON. Parla, io non sono un tiranno.
PAM. Bramo di vivere nella cara mia libertà.
BON. (con dolcezza) Cara Pamela, vuoi tu restar meco?
PAM. Ciò non conviene nè a voi, nè a me.
BON. Ma dimmi il vero, peneresti a lasciarmi?
JEV. (da sè) (L'amico si va riscaldando.)
PAM. A fare il mio dovere non peno mai.
BON. (da sè) (È un prodigio, se io non muoio.)
JEV. (piano a Pamela) (Pamela, badate bene.)
PAM. Signore, volete voi stabilire la mia fortuna, mettere in sicuro la mia onestà, e fare ch'io v'abbia a benedire per sempre?
BON. Che non farei per vederti consolata?
PAM. Mandatemi ai miei genitori.
PAM. A vivere quieta; a morire onorata. (Bonfil pensa)
JEV. (piano a Pamela) (Deh! non fate questa risoluzione. Non mi lasciate, per amor del cielo.)
PAM. (piano a Jevre) (Lasciatemi andare, madama. Di già sento che poco ancora posso vivere.)
BON. Sarai contenta. Anderai a vivere con i tuoi genitori.
PAM. Ah! il cielo ve ne renda il merito. (sospirando)
JEV. Deh! signor padrone, non sagrificate questa povera giovine. Ella non sa cosa chieda, e voi non l'avete a permettere.
BON. Tacete. Non sapete ciò che vi dite. Voi donne fate più mal che bene, col vostro amore. Pamela fa un'eroica risoluzione. Ella provvede alla sua onestà, al mio decoro ed alla pace comune.
BON. (a Pamela) Le duemila ghinee che doveva avere il tuo sposo, le avrà tuo padre.
PAM. Oh quanto mi saranno più care!
BON. (appassionato) Domani... Sì... Domani te n'andrai.
JEV. Così presto?
BON. Sì, domani. Voi non c'entrate; andrà domani.
JEV. Ma come? Con chi?
BON. Accompagnatela voi.
JEV. Io?
BON. Sì, voi, nel carrozzin da campagna.
JEV. Ma così subito...
BON. Giuro al cielo, non replicate.
PAM. I miei poveri genitori giubileranno di contento.
BON. (a Jevre) Oggi devo partire. Preparatemi della biancheria per tre giorni.
PAM. Signore, voi partite oggi, ed io partirò domani. Non avrò più la fortuna di rivedervi.
PAM. Permettetemi che io vi baci la mano.
BON. Tieni; per l'ultima volta.
PAM. Il cielo vi renda merito di tutto il bene che fatto mi avete. Vi chieggo perdono, se qualche dispiacere vi ho dato; ricordatevi qualche volta di me. (gli bacia la mano piangendo, e la bagna colle lagrime)
BON. (mostra la sua confusione, poi si sente bagnata la mano) Ah! Pamela! Tu mi hai bagnata la mano.
PAM. Oimè! Vi dimando perdono; sarà stata qualche lagrima caduta senz'avvedermene.
JEV. (a Pamela) Via, vi vuol tanto? Asciugatelo.
PAM. (col suo grembiale asciuga la mano a Milord)
PAM. Perchè, signore, mi dite questo?
BON. Tu confessi che ti ho fatto del bene.
PAM. Conosco l'esser mio dalla vostra casa.
BON. Ed hai cuor di lasciarmi?
PAM. Siete voi che mi licenziate.
BON. (con dolcezza) Vuoi restare?
PAM. Ah no, permettetemi ch'io me ne vada.
BON. Lo vedi, crudele! Tu sei, tu sei che vuoi partire; non son io che ti manda.