Carlo Goldoni
Pamela nubile

ATTO TERZO

SCENA IV   Pamela e Andreuve suo padre

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SCENA IV

 

Pamela e Andreuve suo padre.

 

PAM. Oh, caro padre, quanta consolazione voi mi recate!

AND. Ah Pamela, sento ringiovenirmi nel rivederti.

PAM. Che fa la mia cara madre?

AND. Soffre con ammirabile costanza i disagi della povertà e quelli della vecchiezza.

PAM. È ella assai vecchia?

AND. Guardami. Son io vecchio? Siamo d'età conformi, se non che prevale in me un non so che di virile, che manca in lei. Io ho fatto venti miglia in due giorni, ella non le farebbe in un mese.

PAM. Oh Dio! Siete venuto a piedi?

AND. E come poteva io venire altrimenti? Calessi lassù non si usano: montar a cavallo non posso più. Son venuto a mio bell'agio, e certo il desio di rivederti m'ha fatto fare prodigi.

PAM. Ma voi sarete assai stanco; andate per pietà a riposare.

AND. No, figlia, non sono stanco. Ho riposato due ore prima d'entrare in Londra.

PAM. Perchè differirmi due ore il piacer d'abbracciarvi?

AND. Per reggere con più lena alla forza di quella gioia, che prevedeva dover provare nel rivederti.

PAM. Quanti anni sono, che vivo da voi lontana?

AND. Ingrata! Tu me lo chiedi? Segno che poca pena ti è costata la lontananza de' tuoi genitori. Sono dieci anni, due mesi, dieci giorni e tre ore dal fatal punto che da noi ti partisti. Se far tu sapessi il conto quanti sono i minuti che compongono un sì gran tempo, sapresti allora quanti sieno stati gli spasimi di questo cuore per la tua lontananza.

PAM. Deh! caro padre, permettetemi ch'io vi dica non aver io desiderato lasciarvi; non aver io ambito di cambiare la selva in una gran città; e che carissimo mi saria stato il vivere accanto a voi, col dolce impiego di soccorrere ai bisogni della vostra vecchiezza.

AND. Sì, egli è vero. Io sono stato, che non soffrendo vederti a parte delle nostre miserie, ti ho procurata una miglior fortuna.

PAM. Se il cielo mi ha fatta nascer povera, io poteva in pace soffrire la povertà.

AND. Ah figlia, figlia, tutto a te non è noto. Quando da noi partisti, non eri ancor in età da confidarti un arcano.

PAM. Oh cieli! Non sono io vostra figlia?

AND. Sì, lo sei, per grazia del cielo.

PAM. Vi sembra ora ch'io sia in età di essere a parte di sì grande arcano?

AND. La tua età, la tua saviezza, di cui sono a mia consolazione informato, esigono ch'io te lo sveli.

PAM. Deh, fatelo subitamente; fatelo per pietà; non mi tenete più in pena.

AND. Ah, ah, Pamela! Tu sei una virtuosa fanciulla, ma circa la curiosità, sei donna come le altre.

PAM. Perdonatemi; non ve lo chiedo mai più.

AND. Povera figlia! Sei pur buona! Sì, cara, te lo dirò. Quante volte mi ha stimolato a farlo il mio rimorso, e la tua cara madre! Ma ogni giorno la povera vecchierella, il famiglio, la mandra, il gregge avean bisogno di me. Ora ch'è morta la tua padrona; che qui non devi restare con un padrone che non ha moglie; che deggio ricondurti al mio rustico albergo, voglio, prima di farlo, svelarti chi son io, chi tu sei: acciò nella vita misera ch'io ti propongo di eleggere per sicurezza della tua onestà, abbia merito ancora la tua virtù.

PAM. Oimè! voi mi preparate l'animo a cose strane.

AND. Sì, strane cose udirai, la mia adorata Pamela.

 

 


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