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Il Duca don Luigi, Paolina, e donna Marianna ritirata.
LUI. |
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PAO. |
Della vostra bontade, signor, vi son tenuto. Siete bastantemente sollecito venuto. |
LUI. |
Che avete a comandarmi? |
PAO. |
Se ardisco incomodarvi... |
LUI. |
Posso saper chi siete? |
PAO. |
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LUI. |
Patria a me lungo tempo affabile e cortese, Di cui scordar non posso ogni favore antico, E ogni suo cittadino dee ritrovarmi amico. |
PAO. |
Lo so che di godervi Messina ebbe l'onore; So che là principiaste accendervi d'amore; |
LUI. |
Sono i teneri amori comuni all'età nostra. Favoritemi il nome della famiglia vostra. |
PAO. |
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LUI. |
Ho l'onor di conoscere questa illustre famiglia, Fra le più rinomate del Regno di Castiglia; Godo veder in voi di quella un discendente, |
PAO. |
L'affar, per dire il vero, piuttosto è di premura. |
LUI. |
Tardi, amico, giugneste. Il foglio lacerato Libero già mi rese, e ad altra io fui legato. Se dello zio il consiglio meno poteva in lei, Mancare alla promessa ardito io non avrei. Ma senza poter essere di mancator tacciato, Dalla di lei condotta son io giustificato. |
PAO. |
La misera ingannata fu per altrui malizia; Se siete un galantuomo, fatele voi giustizia. |
LUI. |
Signor, se da servirvi altro non ho che in questo, Con voi più lungamente a ragionar non resto. |
PAO. |
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LUI. |
Non tollera gl'insulti un animo onorato; E voi che m'ingiuriaste sulla pubblica strada, |
PAO. |
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LUI. |
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PAO. |