ISA.
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Senza
chieder l'ingresso, il Cavalier s'avanza?
Che
ardir inaspettato, che insolita baldanza!
Sa
pur, che nel mio quarto di penetrar non lice.
Ah ritornasse almeno la mia governatrice!
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CAV.
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Chiedo
perdon, signora, se audace ho profittato
Di questo a' miei disegni momento fortunato.
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ISA.
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Signor, non mi conviene uomo ricever sola:
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CAV.
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Parto
in brevi momenti; vi do la mia parola.
Permettetemi
solo che a voi possa spiegarmi,
E che da voi comprenda, se vano è il lusingarmi.
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ISA.
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Io di me non dispongo. Da queste soglie uscite.
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CAV.
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Quel
che da voi desidero, placidamente udite.
So
che dal padre vostro di voi la bella mano
Per
mia sventura estrema offerta è al mio germano;
Ma
il genitor non giunge a vincolarvi il cuore;
Bramo saper da voi, se vi acconsente amore.
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ISA.
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Gli
occulti miei pensieri svelare io non intendo:
Son figlia, e ciò vi basti. Dal genitor dipendo.
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CAV.
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Questa
risposta incerta mi anima alla costanza.
Se
il cuor non impegnaste, mi resta una speranza.
Il
Duca mio germano, che maggioranza ostenta,
Se
voi nol preferite, per ciò non mi spaventa.
E
il principe Fernando, che ha le mie nozze a sdegno.
Basta
che voi vogliate, le accorderà, m'impegno.
Ed
a tentar mi sprona la risoluta impresa,
Speme che voi non siate di mio germano accesa.
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ISA.
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Ah
signor, lusingarvi oltre il dover non bramo;
Sposa son io del Duca, e, vel confesso, io l'amo.
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CAV.
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Sorte
crudel! Ma ditemi: tanto vi accese amore,
Che altri sperar non possa di meritar quel core?
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ISA.
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Voi
mi obbligate a dirlo; vi parlerò sincera.
Chi l'amor mio pretende, mal si lusinga e spera.
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CAV.
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Questo
crudel rifiuto non soffre un'alma accesa;
Non
cesserò per questo di ritentar l'impresa.
Donna
Isabella, il modo di vendicarmi ho in mano;
Per
rendervi delusa, svelar posso un arcano.
Fra
noi resti sepolto, se a me non siete ingrata:
Lo
farò noto al mondo, se veggovi ostinata.
Quanto
importi il segreto, udite, e decidete:
Del principe Fernando voi la figlia non siete.
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ISA.
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Oh ciel!
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CAV.
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Sì, vel confermo, ed io mentir non soglio:
Eccovi
un testimonio verace in questo foglio.
Evvi noto il carattere? (mostrando il foglio)
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ISA.
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Ah misera infelice!
Questa carta fatale vergò la genitrice.
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CAV.
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Ecco:
scrive allo sposo la misera dolente,
E
chi è vicino al punto del suo morir, non mente.
Principe
don Fernando, dolcissimo consorte,
Lungi
da voi la sposa trovasi in braccio a morte.
Un
tenero rimorso svelarvi or mi consiglia,
Che la cara Isabella non è la vostra figlia.
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ISA.
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Oimè!
seguite il foglio. Deh per pietà, signore,
Fate ch'io sappia almeno, qual è il mio genitore.
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CAV.
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Questo
per or vi basti. Meglio è per voi tacerlo;
Quando
ingrata mi siate, il mondo ha da saperlo.
L'onor
del sangue vostro posso salvar, s'io voglio;
Posso
tacer l'arcano, e lacerar il foglio.
Tutto
da voi dipende; sarò qual mi volete.
Lasciovi in libertade; pensate, e risolvete. (parte)
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