Della
padrona estinta l'ha palesato un foglio.
Son
dell'arcano a parte, dissimular non voglio.
Deh,
placido soffrite dalle mie labbra il vero,
E
il vostro cor dubbioso rasserenare io spero.
Signor,
dalla consorte che voi cotanto amaste,
Questi
due lustri invano prole ottener bramaste.
Tumido
il ventre alfine serena a voi le ciglia,
Di
nove lune al termine diè alla luce una figlia.
Tanto
di lei contento voi giubbilaste allora,
Che
genitor più lieto non fu veduto ancora.
Del
vostro amore il frutto chiedendo al ciel clemente,
Del
sesso della prole voi foste indifferente;
E
la gentil bambina, dal cielo a voi concessa,
Fe'
duplicar gli affetti anche alla sposa istessa.
Dopo
tre giorni appena, la misera consorte
Vide
la cara figlia rapir barbara morte;
E
più del suo cordoglio, l'afflisse il fier dolore
Del
colpo inaspettato al cuor del genitore.
Amore
in quel momento la sprona, e la consiglia
L'estinta
pargoletta cambiar con altra figlia;
E
per scemare al padre il doloroso affanno,
Supera
i suoi rimorsi nell'amoroso inganno.
Voi
la tenera figlia a ribaciar rivolto,
Quella
vi parve agli atti, quella vi parve al volto.
Crescere
la miraste saggia fanciulla onesta,
Foste di lei contento, e la fanciulla è questa.
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