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   CAV. 
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   Signore,
  arditamente so che passar non si usa; 
  Ma
  la ragion pressante del mio venir mi scusa. 
  Questa mane vi chiesi... 
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   FER. 
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   Ah Cavaliere ingrato! 
  Dov'è della mia sposa il foglio a me celato? 
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   CAV. 
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   Signor,
  del vostro cuore previdi il rio periglio: 
  A
  voi se lo nascosi, fu di pietà un consiglio. 
  Se
  l'altrui debolezza giunse a svelar l'arcano, 
  Ecco il foglio richiesto rimesso in vostra mano. 
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   FER. 
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   (Si
  ritira in disparte a leggere il foglio) 
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   CAV. 
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   Duca,
  non vi lagnate, se vi farà arrossire 
  Cosa che dall'onore son spinto ad iscoprire. 
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   LUI. 
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   Il mio minor germano non è il mio precettore. 
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   PLA. 
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   Signor,
  figlia è Isabella di onesto genitore. 
  Don
  Roberto mio sposo, nobile capuano, 
  Fra
  le milizie ispane fu eletto in capitano. 
  Povero
  di fortune, cercò sorte migliore; 
  Io
  la mia Principessa servii, dama d'onore. 
  Cessi
  all'illustre dama, è ver, la mia bambina, 
  Ma col
  piacer di vivere al sangue mio vicina. 
  E
  ne' miei casi avversi mi reputai felice 
  Della
  mia stessa figlia venir governatrice. 
  No,
  le nozze del Duca degne di lei non sono; 
  Signor,
  se le soffersi, a voi chiedo perdono. (a don Luigi) 
  Ma
  se ha il prence Fernando per lei lo stesso amore, 
  Non è tal figlia indegna ancor del vostro cuore. (a
  don Luigi) 
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   LUI. 
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   Io son che non la merto, un infelice io sono... 
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   FER. 
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   Note
  della mia sposa, vi bacio, e a lei perdono. 
  Quest'amorosa
  insidia formato ha il mio contento; 
  Di
  un sì felice inganno è vano il pentimento. 
  Opera
  fu pietosa della bontà divina 
  Trovar
  di donna Placida sì pronta una bambina. 
  La
  perdita fatale (ah, nel pensarlo io tremo!) 
  Reso
  avrebbe in quel punto il mio cordoglio estremo. 
  Figlia
  non è Isabella della mia sposa, è vero, 
  Ma
  di una madre onesta, di cuor saggio e sincero. 
  E
  la virtù sublime che le circonda il petto, 
  Degna
  vieppiù la rende del mio paterno affetto. 
  Se
  nell'età in cui sono, di prole il ciel mi priva, 
  Di
  me la mia Isabella sarà figlia adottiva: 
  Ella
  de' beni miei sarà l'unica erede, 
  Sarà
  di mia famiglia, vivrà nella mia sede. 
  Verso
  la cara figlia il primo amor non langue, 
  Pronto sarei per essa a dar la vita e il sangue. 
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   PLA. 
   | 
  
   Ah,
  dal fondo del cuore a inumidir le ciglia 
  Sorge
  il tenero pianto. Viscere mie, mia figlia, 
  Padre
  finor col labbro non lo chiamaste invano. 
  Sia benedetto il cielo, baciategli la mano. 
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   ISA. 
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   (Si accosta per baciar la mano a don Fernando) 
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   FER. 
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   Vieni, cara, al mio seno. 
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   ISA. 
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   Oh padre mio pietoso! 
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   LUI. 
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   (Turbar
  sì dolci affetti col labbro mio non oso. 
  Credei
  d'esser scoperto; ma, povera fanciulla! 
  Affliggerla non deggio, se ancor non ne sa nulla). (da
  sé) 
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   CAV. 
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   (Finor
  per questa via l'arte ho adoprata in vano. 
  Altra
  miglior scoperta precipiti il germano). (da sé) 
  Signor,
  l'affetto vostro, che ogni misura eccede, (a don Fernando) 
  Puote
  obbligare il Duca a mantener la fede; 
  Ed
  ei d'amore acceso per la bella adottiva, 
  Fomenterà
  nel seno la fiamma rediviva. 
  Ma in
  faccia sua lo dico, egli, signor, v'inganna: 
  Ei dovrà, suo malgrado, sposar donna Marianna. 
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   ISA. 
   | 
  
   (Oimè!) 
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  | 
   LUI. 
   | 
  
   Che ardire è il vostro? (al Cavaliere) 
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   FER. 
   | 
  
   L'impegno è già disciolto. 
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   CAV. 
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   Donna Marianna è in Napoli, e fu veduta in volto. 
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   FER. 
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   Come! (al duca Luigi) 
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   LUI. 
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   Germano indegno! 
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   FER. 
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   Svelatemi il mistero. (a
  don Luigi) 
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   LUI. 
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   Donna Marianna è in Napoli: sì, don Fernando, è vero. 
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   ISA. 
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   (Madre mia, son perduta). (piano a donna Placida) 
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   PLA. 
   | 
  
   (Non vi affliggete ancora). (piano
  a donna Isabella) 
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   LUI. 
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   Questo
  mio cuor costante donna Isabella adora. 
  Cambiati
  i suoi natali, non scema in me l'amore; 
  Se
  degna è del cuor vostro, ell'è pur del mio cuore. 
  Venuta di Messina la femmina sdegnata... 
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   CAV. 
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   Vuol
  chiedere giustizia, vuol essere sposata: 
  Quattro
  persone al porto stamane l'han veduta 
  Contro
  il Duca medesimo altera e risoluta. 
  Della
  feluca istessa dal sicilian piloto 
  La condizione
  e il nome di lei fu reso noto. 
  Io
  che donna Isabella amo con cuor sincero, 
  Senza
  maschera in volto vi ho discoperto il vero. 
  Se
  una mercede ingrata all'amor mio si dona, 
  Signor, ve lo protesto, amor non la perdona. (parte) 
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