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Il Principe don Fernando, il Duca don Luigi e Beltrame.
LUI. |
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FER. |
Figlio, vorrei vedervi a procacciar la pace. Il sospettar mai sempre di cosa indifferente, È un mal che non si sradica dal cuor sì facilmente. |
LUI. |
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FER. |
Quivi? non mi era noto. Mandiamle un'imbasciata. |
LUI. |
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FER. |
Duca, passar potete in Corte, o in altro loco. Potria l'aspetto vostro moltiplicare il foco. Condursi è necessario con il più dolce impegno |
LUI. |
Talor rassembra umile, fiera talor si mostra; Reggere la saprete colla prudenza vostra. Salvatemi l'onore, senza arrischiar l'affetto: |
FER. |
Ogni possibil arte di adoperar m'impegno Per superar gli ostacoli di un femminile ingegno. Io vi confesso il vero, andrei con men timori A trattar di una pace con dieci ambasciatori. Ma la cara Isabella, che nel cuor mio ragiona, Per renderla felice a faticar mi sprona. (entra in casa, seguito da Beltrame) |
LUI. |
Vada, e secondi il cielo l'opera sua cortese. Questa è, anch'io lo conosco, fra le più dure imprese. |