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Donna Placida, Beltrame e Pasquale.
BEL. |
Venite allegramente. |
PLA. |
Lo sposo mio dov'è? |
BEL. |
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PLA. |
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BEL. |
Accostatevi un poco. (a Pasquale) |
PLA. |
Eccolo il mio tesoro. L'allegrezza mi opprime. Chi mi sostiene? io moro. |
BEL. |
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PLA. |
Adorato consorte, venite alle mie braccia. (incontrando Pasquale che arriva) |
PAS. |
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PLA. |
Caro il mio don Roberto, dopo tant'anni e tanti, Sì mesto e sì confuso mi comparite innanti? Deh fate ch'io vi vegga rasserenar le ciglia. |
PAS. |
S'io son qual mi vedete, non è gran maraviglia. |
PLA. |
Stelle! in codesta voce, insolita all'udito, Di ravvisar non parmi la voce del marito. Veggo i segni del volto, son dessi, io lo conosco, Ma non avea Roberto l'occhio turbato e fosco. Quelle dolci maniere dal mio Roberto usate, |
BEL. |
Testé l'ha conosciuto il mio padrone istesso. E una certa signora venuta di Messina, E la di lei servente, nomata Paolina, Fatto il viaggio con esso in un istesso legno, Per conoscerlo bene mi han dato il contrassegno. (gli tocca il naso) |
PAS. |
Vorreste non conoscermi ai segni della faccia, |
PLA. |
Che favellare è questo? |
PAS. |
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PLA. |
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PAS. |
Come de' nostri amori? di questo io non so niente. So che una figlia aveste: non so come sia nata; E il principe Fernando per sua l'ha dichiarata. |
PLA. |
Povera me! |
BEL. |
Signore, posso attestare anch'io, Che figlia l'ha creduta finora il padron mio; Ma che poi si è scoperta del vostro matrimonio. |
PAS. |
Sei di quelli che servono per falso testimonio? |
BEL. |