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GAR. Ehi, ehi, signorina, non fuggite, che non sono il diavolo. (verso Rosaura)
PANT. Cossa comandela, signor? La favorissa de parlar con mi.
GAR. Siete voi il padrone di casa?
GAR. Bene: avrò l’onore d’essere alloggiato in casa vostra.
GAR. Sì; casa vostra mi è stata destinata per mio quartiere.
PANT. (No ghe mancheria altro). (da sé) In casa mia xe allozà sior don Alonso.
GAR. Don Alonso è arrestato in casa del capitano.
PANT. Ma qua ghe xe la so roba.
GAR. La sua roba si farà portar via.
PANT. La me perdona, no me posso tor sta libertà...
GAR. Alle corte. Per ordine di chi comanda, si è fatto il cambio dei quartieri. Don Alonso non ha più d’abitare in casa vostra. Il Quartier-Mastro l’ha assegnata a me, ed ecco l’ordine in iscritto.
PANT. (Oh poveretto mi! Adesso stago fresco). (da sé) La me permetta che prima parla col Quartier-Mastro...
GAR. Mostratemi prima l’appartamento, e poi parlate con chi volete.
PANT. L’appartamento xe serrà.
PANT. (No so come liberarme). (da sé) Le chiave le gh’ha sior alfier.
GAR. (Questo vecchio non mi vorrebbe in casa). (da sé) Le chiavi dunque le ha il signor alfiere?
PANT. El gh’ha la roba, l’ha portà via le chiave.
GAR. Qual è l’appartamento di don Alonso?
PANT. Quello. (mostra una porta chiusa)
GAR. E quell’altro di chi è?
PANT. Quelle xe le mie camere. (ne addita un’altra)
GAR. Ebbene, fintanto che don Alonso manda le chiavi del suo appartamento, abiterò nelle vostre camere. (si incammina dov’è Rosaura)
PANT. La supplico, la se ferma. Là ghe xe la mia fameggia.
GAR. Che cosa importa a me, che vi sia la vostra famiglia? Ci sarà loco anche per me. Ehi, entrate. (chiama alla scena)