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   Eccomi
  a voi, signore, in segno di mia stima, 
  Forse
  con qualche merito ch'io non aveva in prima. 
  Sola,
  afflitta poc'anzi, da tutti abbandonata, 
  La
  causa del mio stato ho a voi raccomandata, 
  E
  interpretar potevasi la mia rassegnazione 
  Arte
  di scaltra femmina, ovver disperazione. 
  Pochi
  momenti sono è un cavalier venuto, 
  Non
  dirò per qual fine, ad offerirmi aiuto. 
  Mi
  esibisce egli stesso condurmi al regal piede, 
  Per
  domandar giustizia, per ottener mercede, 
  E
  per assicurarmi esserne il Re informato, 
  Con
  un regio ministro sen venne accompagnato. 
  Nel
  mar delle sventure ei mi offerisce il porto, 
  Ma
  al protettor primiero far non consento un torto. 
  Tanto
  di voi mi fido, in voi tanto riposo, 
  Che
  il mio destino altronde di procacciar non oso: 
  Certa
  che don Fernando ha un'anima onorata, 
  Certa
  ch'esser non posso tradita, abbandonata. 
  Ecco
  del mio destino, ecco il fatal momento: 
  Ah,
  da fiducia estrema incoraggir mi sento! 
  Duca,
  veggo i rimorsi che al vostro cuor fan guerra; 
  So
  che il rossor vi sforza fissar le luci in terra. 
  Ecco
  il giudice nostro. Suocero, amico e zio 
  So che voi lo vantate, ma ancora è padre mio. 
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