Carlo Goldoni
Il padre per amore

ATTO QUINTO

SCENA QUINDICESIMA   Il Capitano don Roberto, Beltrame e detti

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SCENA QUINDICESIMA

 

Il Capitano don Roberto, Beltrame e detti.

 

BEL.

Ecco due capitani.

PLA.

Stelle!

LUI.

Numi!

FAB.

(Che vedo!)

FER.

Qual prodigio è codesto?

PAS.

(Ah ci siam, me n'avvedo). (tenta di nascondersi dietro a Fabrizio)

FER.

Chi siete voi? (a don Roberto)

ROB.

Signore, ardito in queste soglie

Venni da amor condotto ad abbracciar mia moglie,

So che da lei non merto di sua bontade il dono:

Placida mia adorata, domandovi perdono.

PLA.

Ah, questi è il mio consorte. Ah santi numi! è questi.

Lo riconosco agli atti, e ai sentimenti onesti.

Perfido, scellerato. (cercando coll'occhio Pasquale)

FAB.

(Non ti smarrir, fa cuore). (piano a Pasquale)

Questi è un uomo onorato, codesto è un impostore.

ROB.

Qual orribile inganno! Al volto, alla figura;

Veggo che in due soggetti scherzato ha la natura;

E l'arte, prevalendosi della natura istessa,

Vuole adombrare il vero, vuol l'innocenza oppressa.

Mi riconosca almeno la tenera famiglia.

Codesta, il cuor mel dice, codesta è la mia figlia.

Deh consolate un padre; deh consolate un sposo,

Che se partito è ingrato, a voi torna amoroso.

(Donna Placida e donna Isabella vogliono avanzare per abbracciare don Roberto)

PLA.

Ah, il cuor me ne assicura, e il cuor non può mentire.

FER.

Trattenetevi, donne: il ver si ha da scoprire.

Chi è di voi l'onorato, ha da soffrir l'affronto.

Ambi in carcere andrete.

ROB.

Vadasi pur, son pronto.

PAS.

Come! mi maraviglio, non mandasi prigione

Un capitan mio pari. Vi andrà quel lazzarone.

FAB.

(Vanne per poco almeno, ch'io ti difenderò).

PAS.

(In carcere, Fabrizio, per bacco, non ci vo).

LUI.

Voi, che con un di loro giunta in Napoli siete,

Qual sia di questi due conoscere potrete. (a donna Marianna)

ROB.

Ebbi con voi l'onore di essere accompagnato.

PAS.

Con voi, signora mia, non mi sono imbarcato?

MARI.

Avanzati, Paolina.

PAO.

Eccomi qui, signora.

MARI.

A scioglier quest'inganno aiutami tu ancora.

PAS.

(Amico, siam perduti). (a Fabrizio)

FAB.

(Anch'io molto ne temo).

PAS.

(Subito il capitano sia condannato a un remo).

MARI.

Quel ch'è con noi venuto, contentisi narrare

La seconda borrasca che si è sofferta in mare.

PAS.

(Cosa ho da dire?) (a Fabrizio)

FAB.

(Inventati). (a Pasquale)

PAS.

(Se in inventar m'imbroglio

In mezzo alla borrasca vo a rompere in un scoglio).

ROB.

Dirò, per compiacervi, che appena si è salpato

Dal porto di Messina, il mare si è turbato.

E allor, se alla feluca tardavasi il riparo,

Si andava a precipizio a battere nel Faro.

Questo primier periglio a dir non mi diffondo;

Colle sue circostanze descriverò il secondo.

MARI.

Per me scorgo abbastanza, che siete voi quel desso

PAO.

Pare quest'altro ancora il capitano istesso:

Voglio venirne in chiaro. Nella feluca entrata,

Ditemi quella cosa che tosto ho domandata. (a Pasquale)

PAS.

Da mangiar.

PAO.

Non è vero.

PAS.

Da vomitar.

PAO.

Porcone!

ROB.

Io lo direi, signora, ma ho un po' di soggezione.

PAO.

Bravo, voi lo saprete; dirlo non mi vergogno:

Ho domandato quello che a tutti fa bisogno.

FER.

Orsù bastantemente il ver parmi scoperto.

Codesto è un impostore. Quegli è il ver don Roberto.

L'origine, la trama di tali tradimenti

Tu svelerai, mendace, fra i ceppi e fra i tormenti.

Venga a me l'offiziale. (a Beltrame)

BEL.

Il tempo si fa brutto. (parte)

PAS.

Senz'altre cerimonie, signor, vi dirò tutto.

Quegli che mi ha condotto a un tale precipizio,

Fu il signor Cavaliere, per opra di Fabrizio.

FAB.

Ho fatto quel che ho fatto, per servire al padrone.

FER.

Anime scellerate, ne avrete il guiderdone.

Tu di comando indegno esecutor ribaldo...

BEL.

Signor, è qui di fuori il cavaliere Ansaldo.

FER.

Venga, che a tempo ei giunge. (Beltrame parte)

LUI.

Ah perfido germano!

FER.

No, no, nelle mie stanze non vi adirate invano.

Più di voi sono offeso, ed a me sol si aspetta

Usar doppia giustizia nel procurar vendetta.

 

 

 


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