Carlo Goldoni
La pelarina

PARTE SECONDA

SCENA SECONDA   Tascadoro e dette.

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SCENA SECONDA

 

Tascadoro e dette.

 

 

TASC.

Or non ho più paura

Di non esser amato.

PEL.

(Oh che figura!)

VOLP.

(Oh che animal!)

TASC.

Da parigin vestito,

D'oro e gemme guernito,

Con il piede in cadenza,

Col capo in iscorruccio,

Nel favellar gentile e rispettoso,

Eccovi in Tascadoro un amoroso.

PEL.

Bravissimo! Voi siete

Così bene attillato,

Che incantata m'avete. (Oh bestia!)

VOLP.

(Oh matto!)

TASC.

Non vel diss'io che stupirete?

PEL.

Andate. (a Volpiciona)

VOLP.

Lasciami un po' goder.

TASC.

Voi sospirate?

cotta). Ah cara bella,

Viva Diana stella...

PEL.

Oh Dio! Non più,

Che a questo vago oggetto e sì galante

Resa abbastanza io son tenera amante.

 

Con quel vezzo, con quel moto

Voi sembrate il bel Narciso.

(Oh che folpo, che merlotto!)

Ah che il cor m'avete ucciso.

Ite a far quel che sapete.

Tutta vostra sì m'avrete.

(Monta qui, che vedrai Pisa).

Ma il cappello in questa guisa

Più gradito a me vi fa.

Ora posso star su l'aria

Di cantante ma primaria,

Che un sì vago cavaliero

Da bracciero

A me farà.

 

TASC.

O cara, o grande, o amabile lezione,

Da voi poc'anzi a me insegnata!

VOLP.

Io vado

A scriver una lettera; tu intanto,

O figlia, il cavalier va rallegrando

Con qualche scherzo: a te lo raccomando.

PEL.

È ben raccomandato;

E so ben io di rallegrarlo il modo.

VOLP.

Bene: addio.

TASC.

Restiam soli? Or sì ch'io godo.

 

 

 


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