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COR. (Io non posso vedere far male a una mosca). (da sé)
GAR. Bella giovane, siete voi la cameriera?
GAR. Dite alla vostra padrona, che sia con me meno austera.
GAR. Dite, che se farà stima di me, non si pentirà d’avermi mandato del pari con don Alonso.
GAR. E voi non perderete il vostro tempo.
GAR. Sentite, non fo per lodarmi, ma son generoso con le donne.
COR. Oh, me l’immagino. (Se gli potessi cavar di sotto qualche cosa!) (da sé)
GAR. Prendete tabacco? (tira fuori la tabacchiera d’argento)
COR. Sì signore, quando ne ho.
GAR. Sentite questo, vi piace? (offerisce tabacco a Corallina)
COR. Oh buono! È proprio di quello che piace a me.
GAR. Avete la tabacchiera?
COR. Guardi, ho questa porcheria. (ne mostra una cattiva)
COR. Eccola. (Ora mi dona la sua d’argento). (da sé; don Garzia mette un poco di tabacco nella scatola di Corallina, e poi gliela dà)
GAR. Eccovi quattro prese del mio tabacco.
COR. Oh, la ringrazio. (Bel regalo! Principiamo bene). (da sé)
GAR. Questo non è niente. Vedrete quel che io farò per voi. Come vi chiamate?
GAR. Corallina mia cara, mi piacete, e se mi vorrete bene, farete la vostra fortuna.
COR. Oh, io non merito che vossignoria...
GAR. In verità non ho veduto una donna che mi piaccia più di voi.
GAR. Avete due occhi che incantano.