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Brighella dalla camera di Tonino, e Lelio
BRIGH. Servitor umilissimo, signor Lelio mio patron.
BRIGH. Eh! Se va facendo qualche cosa cussì bel bello.
BRIGH. Comandela sentir un’ottavetta balzana?
LEL. No, no, non v’incomodate. Ho premura, ne devo andare.
BRIGH. Un’ottavetta, per carità.
LEL. Via, spicciatevi. (Gran difetto è questo di noi altri poeti!) (da sé)
Perché Marfisa aveva spento il lume.
Un rospo colla spada e la livrea
Faceva un minuetto in mezzo al fiume.
L’altro giorno è da me venuto Enea,
E mi ha portato un orinal di piume.
Cleopatra ha scorticato Marcantonio,
Le femmine son peggio del demonio.
LEL. L’avete fatta voi quest’ottava?
BRIGH. Certissimo, l’ho fatta mi.
LEL. Compatitemi, io non lo credo.
BRIGH. No la lo crede? No son fursi anca mi poeta?
LEL. Sì, ma siete solito a fare qualche verso stroppiato.
BRIGH. La s’inganna, per scander i versi no gh’è un par mio. E all’improvviso, all’improvviso.
LEL. Sì? Bravo. Ditemi qualche cosa all’improvviso.
Per obbedire a vostra signoria,
Faccio due versi, e poi me ne vado via. (parte)
LEL. Oh che somaro! Ha fatto un verso di dodici piedi. Si vede che l’ottava non è sua. Oh quanti si fanno merito colla roba d’altri, e sono forzati a ripetere tante volte gli autori quei versi di Virgilio:
Sic vos, non vobis, mellificatis, apes,
Sic vos, non vobis, fertis aratra, boves.