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Nello stesso soggetto
Vasto ocean, che senza quiete, o posa,
Nutre sé di se stesso, e con sottile
Moto proprio si scuote, a gara ostile
Erge al cielo talor le schiena ondosa,
Pur non sdegna raccor d’onda ritrosa,
Figlia di picciol rio, tributo umile,
Che confusa da poi non è più vile
Con i cristalli suoi l’acqua fangosa;
Del fonte d’Elicona un vil ruscello
Son io, d’acque e d’onor povero e casso,
E al rauco suon le mie sventure appello.
Che s’or tentassi indirizzar mio passo
A voi, mar di saper, fatto più snello,
Non mi vieta l’entrarvi arena, o sasso.