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Non è, Signore, il mio valor, che sprona
La tua Musa soave al dolce canto,
Ché il mio basso saper non giugne a tanto,
Né s’ammette vil plettro in Elicona.
Tu sei cigno canoro, che a me dona
Onor colla tua lira, e quale e quanto
Appar di buono in me, tutto è tuo vanto,
Saggio cantor d’Apollo e di Bellona.
Giacché corri con pié sì frettoloso
Delle glorie alla meta, appo le spalle
Mena me ancor nell’immortal riposo.
Fammi la guida tu per l’arduo calle,
Ch’io dietro il lesto tuo piè portentoso
Seguirotti per monte, balza e Valle.