Carlo Goldoni
Componimenti poetici

IL QUARESIMALE IN EPILOGO DEL PADRE GIACOMO CATANEO

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IL QUARESIMALE IN EPILOGO

DEL PADRE GIACOMO CATANEO

dedicato agli ill.mi deputati della cittá di udine

ILLUSTRISSIMI SIGNORI

PATRONI COLENDISSIMI

 

Appena ebbi la bella sorte, ILLUSTRISSIMI SIGNORI, di udire da questo celeberrimo Pergamo l’alta facondia di questo assennato Oratore, al di cui nome fan panegirico di piena lode le voci concordi delli lor Cittadini, che stupefatto da indicibile meraviglia nel primo sciorre di quella singolare eloquenza, s’impegna tutto il mio spirito ad una incessante attenzione. Ciò non mi parve bastasse al merito d’una predicazione piena di tanti stupori quanti furono gl’argomenti in essa con tanta Dottrina ed erudizion sostenuti; onde per eternar la memoria delle sue glorie, pensai bene registrar quella de’ suoi Oracoli. Trovavami già in atto di comporre il settimo de’ miei Sonetti nel giorno 14 Marzo dell’anno corrente, quando, non so dir come, mi capitò per le mani la memoria registrata del mio Natale. Viddi che nel giorno suddetto compivasi l’anno decimonono dell’età mia, laonde sorpreso dal timido riflesso della mia giovinezza, già già mi persuadevo a non proseguir nel disegno. Pure pensando piuttosto a soddisfare il genio d’un Estro tutto poetico e religioso fervore, che l’inclinazion d’una penna tutta timore, mi diedi al proseguimento dell’opera incominciata. Eccola dunque, ILLUSTRISSIMI SIGNORI; qualunque ella sia, la offerisco alla sublimità del lor merito, che in non dissimili oggetti fa spiccar la concordia di tutti i pregi più nobili, e di tutte le Virtudi più eccelse. Più ambisco in dedicar loro me stesso con tutta l’umiliazion del mio animo, che in offerir loro il rozzo stile della mia musa inesperta con tutta la repugnanza del mio rossore. Aggradischino in tanto le loro SIGNORIE ILLUSTRISSIME i primi parti della mia penna, che non avendo per anco maturato i suoi frutti, non ponno esser che acerbi. È vile questa mia opera, già lo confesso, e per la imbecillità dell’ingegno, con cui la composi, e per l’angusto tempo, ch’ebbi a comporla, e per il legame, con cui comporla dovei; pure come copia di quella ideagentile, che seppe tanto piacere, che potè tanto giovare, sia dall’unanima generosità loro compatita, difettuosa negl’ornamenti, quanto intera nelle sue parti. Sotto la protezione d’astri così benigni, spero non patirà ella gl’influssi rei della pugnente critica, e il merito de’ Mecenatinobili sarà lo scudo più forte, che difenderalla dalle ferite nemiche. Sia cortesia del loro bell’animo l’ammettermi al di lor patrocinio, e sarà gloria della mia costanza il comparire mai sempre

Delle Signorie loro Illustrissime

Udine 25 Aprile 1726.

Umilis. ossequiosiss. obligatiss. servidore

Carlo Goldoni.

 


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