Carlo Goldoni
Componimenti poetici

POESIE IN LINGUA E IN DIALETTO DEL PERIODO VENEZIANO (1748 - 1762)

OTTAVE E CANZONETTE di TONINO

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OTTAVE E CANZONETTE di TONINO

Se nelle donne sia più stimabile la bellezza o la grazia

 

Amor, che delle donne ti te val

Per metter in caena i nostri cuori,

Dimme se della donna più preval

I bei graziosi vezzi o i bei colori.

La femena, che a nu fa ben e mal,

Ora dandone gusti, ora dolori,

Per venzer sempre, e trionfar segura,

La dopera a so tempo arte e natura.

Amor, ti che ti pol andar drento

In tel cuor della donna a bisegar,

Che ti sa l’arte, el modo e el fondamento

Come possa la donna innamorar,

Te prego in grazia, damme sto contento,

Fa che el vero a capir possa arrivar,

E sappia dir co un poco de dolcezza

Se più possa la grazia o la bellezza.

Supplico chi m’ascolta aver pazienza,

E voler quel che digo perdonar,

Perché prevedo che la mia sentenza

Ugual diletto a tutti no pol dar.

Amor m’ispira, e spero a sufficienza

De grazia e de beltà poder parlar;

A una delle do s’aspetta el vanto,

E mi dirò la mia opinion col canto.

 

Il Ciel benigno e provido

Vedendo che più fragile

Dell’uomo era la femmina,

Per renderla più amabile,

Per farla compatibile,

Le dié bellezza e grazia.

Le dié ecc.

Quel che bellezza chiamasi

Talora è un viso candido,

Talora bruno o pallido;

Due luci belle diconsi

Talor, perché negrissime,

O pur di color vario;

Talor perché allegrissime,

Talor perché patetiche;

E belle son, se piacciono.

E belle ecc.

Chi vuol la donna picciola,

Chi grande la desidera;

Del grasso chi dilettasi,

E chi la vuol magrissima;

Chi vuol che sappia ridere,

Chi vuol che sappia piangere;

E belle chiaman gli uomini

Sol quelle che a lor piacciono.

Sol quelle ecc.

Bellezza è dunque varia,

E non ha certo merito,

E non può i cori accendere,

Se a lei non somministrasi

Valor da noi medesimi.

Valor ecc.

Ma non così la grazia,

La qual da tutti ammirasi,

E d’essa ognun dilettasi,

E ognun che ad essa accostasi,

Si sente nel cuor ardere.

Si sente ecc.

La grazia, ch’è indelebile,

In una brava femmina

In vecchia età conservasi;

Ma una sgarbata giovine,

Ancorché sia ,

Quando un pochino invecchia,

Si rende altrui ridicola.

Si rende ecc.

Più vale assai lo spirito

D’una bellezza stolida:

Le donne assai più possono

Col vezzo, che col minio.

Bellezza va prestissimo,

La grazia è più durabile:

Quest’è la mia sentenzia.

Quest’è ecc.

 

Graziose femmine

Se qui m’ascoltano,

Il mio gradiscano

Sincero cor.

E le bellissime

Deh mi perdonino

Che inimicissimo

Non son di lor.

Molto esse possono

Col volto amabile,

Coll’adorabile

Loro beltà.

Ma della grazia

È il pregio massimo,

Che ancor conservasi

Nell’altra età.

Però confessovi

Che a me pur piacciono,

Vermiglie o candide,

Le donne ognor:

Che mi ferirono,

E mi feriscono,

Ed esser dubito

Ferito ancor.

 

Amor, ti ti ha deciso che val più

La grazia femminil della beltà;

Ma parlemose schietto fra de nu,

L’una e l’altra xe forte in verità.

Se spirito gh’avesse, e più virtù,

Diria de tutte do l’attività.

Fenisso, perché v’ho seccà abbastanza;

Se ho dito mal, domando perdonanza.

 

 


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