IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
POESIE IN LINGUA E IN DIALETTO DEL PERIODO VENEZIANO (1748 - 1762)
Epistola in versi martelliani A S. E. MARIA VITTORIA OTTOBONI SERBELLONI
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
A S. E. MARIA VITTORIA OTTOBONI SERBELLONI
O tutelar mio Nume, che col tuo labbro onori
I lieti, i fortunati miei Comici lavori,
E nell’Insubria, dove colgo dell’opra i frutti,
Nell’onorar miei carmi prima tu sei fra tutti,
Soffri che a te consegni questi nuziali canti,
Onde l’umil Raccolta del nome tuo si vanti,
E questo almen non manchi inclito, eccelso pregio,
All’opera tessuta pel tuo nipote egregio.
So ch’egli pur si vanta più grande e più felice
Per tale inclita suora dell’alma genitrice,
E so che l’Adria tutta, con più sereno ciglio,
Al sangue tuo divota prende l’eroe per figlio.
L’inclita Sposa istessa, del nome tuo invaghita,
Te fra’ novei suoi fregi, Te pria di tutti addita;
E a quei che dal bel seno verran teneri figli
Propor di Te l’esempio prepara, ed i consigli.
Deh la secondi il Fato, deh renda i figli suoi
Saggi, vezzosi e belli, quai sono i figli tuoi,
Onde coll’imitarti, che a sé cauta propone,
Vegga la Sposa il frutto di saggia educazione.
Scarso per Te sarebbe l’onor che Italia rende
Ai studi tuoi sublimi, onde il tuo cuor si accende,
Se pari all’intelletto, che ai studi ti consiglia,
Egual non ti accendesse amor di tua Famiglia.
Sono le miglior cure, è ver, del tuo bel sesso,
Madre vegliar accorta de’ cari figli appresso;
E nobiltà di sangue in donne illustri e prime
Dai pesi di natura è ver che non esime.
Ma chi ha il saper congiunto pei due diversi obietti,
Convien che più dell’altre s’ammiri e si rispetti,
Onde Tu donna illustre sei pe ’l saper profondo,
E per la tua saggezza sei l’esemplar del mondo.
Nata del Tebro in riva vai della gloria amica,
Hai le virtudi in seno della tua Patria antica;
Falsa virtù aborrendo sol di quell’alme acerbe
Onde solean del Lazio femmine andar superbe.
E l’umiltà il tuo pregio; sei di saper fornita,
Ma tua virtù è più bella all’umiltade unita.
No, Tu non sei di quelle stucchevoli saccenti,
Che abusano con fasto di frasi ed argomenti;
Ma della tua dottrina tal uso in Te si vede,
Ch’esige di rispetto amplissima mercede.
Una virtù soltanto so che per uso ostenti,
Di cui forza è talora che alcun non si contenti:
La verità costante, l’animo tuo sincero,
A dispiacer costretto sol per amor del vero.
Deh, se per dire il vero, odioso anch’io so farmi,
Permettimi che in questo a Te possa uguagliarmi:
Che di virtù infelice, tanto spregiata e tanto,
Senza temer rampogne, posso ostentare il vanto.
Questa ne’ Carmi miei, questa per uso ho in vista;
Adulazione aborro miserevole e trista,
Bastami d’esser grato al picciol mondo e buono,
A Te piacer mi basta, quando sincero io sono.