ANACREONTICA
Voi che perfido e rubello
Appellar
solete Amore,
Ecco
Amor non è più quello
Che fa
strage d’ogni cuore:
Rispettare
in lui conviene
Chi è
la fonte d’ogni bene.
Non fu Amor la ria cagione
Per
cui Fillide sospira,
Ma una stolida passione,
Ma un affetto che delira;
E
d’Amor, chi non intende,
Vanamente
il nome prende.
Chi conoscere desìa
D’Amor
vero il vero aspetto,
Quanto
giovi e quanto sia
Promotor
d’ogni diletto,
Di due
sposi fortunati
Miri
gli occhi innamorati.
Dalle fervide pupille
Della
coppia generosa
Scintillando
le faville
Della
fiamma in seno ascosa,
Ravvivar
può il mondo intero
Amor
dolce, e non severo.
Dolce Amor della Veniera
Punse
il cor con lieto sguardo,
E di Pietro l’alma altera
Penetrò
con dolce dardo;
E, le
destre insieme unite,
Benedicon
le ferite.
Non poteva il saggio Amore
Accoppiar
più degni oggetti,
Pari in
sangue ed in splendore,
Nelle
grazie e negli affetti:
La
bell’Adria dielli al mondo
E li
unisce Amor giocondo.
La bell’Adria il sangue loro
Fecondò
d’eroi nel seno,
Onde
accrebbesi il decoro
Della
Patria al bel terreno,
In più
secoli adornati
D’ostri
eccelsi e Corni aurati.
E del mar l’adriaca reggia
Nei gran
figli e nei nepoti
Farà un
dì che il mondo veggia
Esauditi
i comun voti,
Ché da
coppia sì preclara
Nuove
glorie Amor prepara.
Alme ingrate che d’Amore
Abusate
il sacro nome,
Su
rendetegli l’onore,
Fate un
serto alle sue chiome;
Rispettare
in lui conviene
Chi è
la fonte d’ogni bene.