Carlo Goldoni
Componimenti poetici

POESIE IN LINGUA E IN DIALETTO DEL PERIODO VENEZIANO (1748 - 1762)

IN OCCASIONE CHE VESTE L’ABITO MONACALE NEL MONISTERO DI S. ROCCO E S.a MARGHERITA L’ILLUSTRISS. SIGNORA ORSOLA CABRINI Prendendo il nome di Maria Regina sotto l’educazione dell’Illustriss. Signora D.a M.a Eleonora Ghetti. CAPITOLO

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IN OCCASIONE CHE VESTE L’ABITO MONACALE NEL MONISTERO DI S. ROCCO

E S.a MARGHERITA L’ILLUSTRISS. SIGNORA ORSOLA CABRINI

Prendendo il nome di Maria Regina sotto l’educazione

dell’Illustriss. Signora D.a M.a Eleonora Ghetti.

CAPITOLO

 

Mai più, mai più, quel marinar dicea,

Sepolto in mar fra i cavallon frementi:

’Ve la morte d’intorno a sé vedea.

Mai più, se trammi il Ciel da tai spaventi,

Se salvo i’ torno a passeggiar sul lito,

Mai più m’espongo a contrastar coi venti.

Ma vivo e sano da quell’onde uscito,

Torna la nave a caricar di nuovo,

E ai perigli del mar ritorna ardito.

Qualora anch’io nell’ocean mi trovo

Poetico crudel, pien di tempeste,

Mai più, mai più, di replicar mi provo;

E i duri scogli, e le burrasche infeste,

Che più dell’altre da temer mi diero,

Di nozze fur l’occasion moleste,

E quelle del beato monistero,

Dove par non si chiuda una donzella

Senza che i vati le aprano il sentiero.

E questa, per dir vero, è una procella,

Idest una tempesta quotidiana,

Che m’inquieta, mi stucca, e mi arrovella.

Ché per quanto far può la mente umana,

Poco più, poco men, lo stesso suono

S’ode dalla medesima campana;

E quando immerso in questo mare io sono,

Giuramenti e proteste al Ciel divoto

Mando per ottener salvezza in dono.

Ma uscito appena dal periglio a nuoto,

Tal comando m’arriva, e tal mi sprona,

Che fa ch’io rompa il giuramento e il voto.

Donna, che fra le donne ampia corona

Merta per le virtù che nutre in seno,

Il cui nome nel chiostro alto risuona,

Maria Eleonora nel divin terreno

Giglio puro, odoroso, in cui ragione

Agl’interni nemici impose il freno,

Del mio poter, del mio voler dispone,

E a dispetto del mio proponimento,

Discior le vele e navigar m’impone.

Ecco ch’io torno nel fatal cimento;

Deggio cantar, per obbedire al cenno,

Sul monacal difficile argomento.

Ma questa fiata i versi miei non denno

Scarso temer di nuove laudi il campo,

Ché virtù abbonda dove abbonda il senno.

Orsola, che di grazia al chiaro lampo

Segue la via che la maestra addita,

Sa dai perigli ritrovar lo scampo,

E tal l’esempio d’Eleonora immita,

Che ponendola d’essa al paragone,

Par la stessa Virtute in due partita.

Due son le vie che nel terrestre agone

Guidan l’anime forti alla vittoria:

Indole buona, e buona educazione.

Questa vergin, per cui si canta il Gloria,

L’uno e l’altro vantaggio ottenne in sorte,

Onde al mondo eternar la sua memoria.

Non produce i conigli il leon forte,

Né le colombe le aquile rapaci,

Né il candido armellin le volpi accorte.

Non suol natura con color mendaci

Pinger dei figli se medesma in cuore,

Che son del padre immagini veraci.

Saggio, adorno, prudente genitore,

Commendabil Giovanni, il sangue e il fregio

In essa infuse, e la virtù, e il valore.

E de’ Cabrini al rinomato egregio

Bergamasco lignaggio illustre, antico,

Con tal figlia sublime aggiunse un pregio.

Il giusto Ciel, delle bell’opre amico,

Premiar intende il genitor pietoso,

Della figlia esaltando il cuor pudico.

Figlia, che posponendo al suo riposo

Gli agi paterni e le speranze umane,

Offre il candido giglio al sacro sposo,

E ricche vesti tramutando in lane,

E le feste e i teatri in chiostro e in tempio,

Mostra il disprezzo delle pompe insane:

Vergine, delle donne illustre esempio,

Che senza colpa a penitenza aspira,

Per evitar dei peccator lo scempio.

Ah, pur troppo di Dio destata è l’ira

Dalle perfide genti, e in aria pende

Fulmine che d’intorno all’uom s’aggira.

Colà de’ bronzi il fiero tuon s’intende,

Quinci dell’aria i turbini segreti,

E quindi l’acque minacciose orrende.

E in gozzoviglie, e in passatempi lieti,

Vive il mortal del suo periglio accanto,

Non temendo di Dio gli alti decreti.

Pecca il mondo e tripudia, ed ella intanto

Offre a Gesù per comun bene i voti,

Seguendo lei che di educarla ha il vanto;

E le belle virtudi e le alte doti

Nella sua candidata accresce in guisa,

Che alla terra i suoi pregi, e al Ciel son noti.

Or la sacra vestendo alma divisa

Delle figliuole d’Agostin preclare,

Mirasi presso al divin trono assisa.

E nuova sì nell’almo chiostro appare,

Che cambiando per fino il primier nome,

Ogni affetto terren da lei dispare.

Maria Regina, o come bella, o come

Grande agli occhi di Dio te render puote

Il sagrifizio delle nere chiome!

Cantino pur le vergini divote

Inni festosi al Redentor del mondo,

Che col suo dardo il puro sen percuote.

Ahi, qual scende dal Ciel raggio fecondo

Fra le mura del tempio! Al folgor santo,

No, resister non posso; io mi nascondo

E cedo a voi, vergini sacre, il canto.

 

 


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