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L’OMBRA DI TITO LIVIO
DEL SIGNOR ABATE PIETRO CHIARI POETA DI S. A. S. IL SIG. DUCA DI MODENA ANACREONTICA
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DEL SIGNOR ABATE PIETRO CHIARI
POETA DI S. A. S. IL SIG. DUCA DI MODENA
Tutto si cangia:
Per inviolabile
Dal ben al male.
Per metamorfosi
Son più soffribili
Che annoiarebbero
Senza cangiar.
E sulle comiche
Chi di noi meglio
L’ebbe a provar?
Sempre novissime
Vuol questo e quello
Per sin le regole
Che invarïabili
Di ciò che alzavasi
E mai, chi ascoltale,
Pago non è.
D’una formica,
Senza riflettere
Qual sia miglior.
Quello che costane
Meno sudor.
Pur condennati
Che instabil abbiano
Lungo piacer.
Le più ridevoli
O le più tragiche
Di novità.
Che ama confondere
Bello si fa.
Tra sì variabili
Dimmi, o degnissimo
Come una femmina
Qui non cangiò?
Come quest’inclita
Per la sua cella,
Quanto ebbe al secolo
Qui non lasciò?
A lei troncandosi
Qual prima avealo
Qualche ragion?
Nostro di Delo
Essendo mutolo,
Al Ciel non son.
Questa, egli dicemi,
Onde conoscersi
Possa quaggiù.
Tanto in angelico
Fia che trasformila
Che non più appaia
Qual ella fu.
Non in lei l’indole
Sua verginale,
Non altra grazia
Più naturale
Farà distinguerla
Fra pochi dì.
Perché distinguanla
Al nome almeno
Que’ che rapirsela
Sempre così.
Oh di quest’angelo
Oh felicissima
Sua genitrice!
Chi le serbò?
Poco restandovi
D’una tal figlia,
Più non somiglia,
Quanto restò!
Quanto pur restati,
Perché tu dicane
Più che io non dico,
Meglio che a me!
Io questi limiti
Onde sentendola
Donna non è.