Carlo Goldoni
I portentosi effetti della madre natura

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Cetronella colla rocca, e detto

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SCENA NONA

 

Cetronella colla rocca, e detto.

 

CETR.

Tornato è il sole, non tuona più;

Le pecorelle van su e giù.

Pascendo vanno di qua e di ,

Godendo vanno la libertà.

 

CEL.

Qual voce! qual incanto

Che mi penetra il cor!

CETR.

Pascete, agnelle,

Con i vostri agnellini in compagnia.

Consolatevi pur la notte e il ,

Che anch'io, quando potrò, farò così.

(Chi è colui, che mi guarda attento e fiso?)

CEL.

(O Dei! che vago viso!

Che vezzosa beltà!

Qualche Nume sarà dal ciel calato).

CETR.

(Agli occhi miei non mi rassembra ingrato.

Ma non l'ho più veduto).

CEL.

Ah, mio Nume celeste... (corre verso Cetronella)

CETR.

Aiuto, aiuto. (si ritira con timore)

CEL.

Mirate a' vostri piedi

Prostrato Celidoro:

Nume del ciel, la grazia vostra imploro.

CETR.

(Prendo un po' di coraggio). Ma, signore,

Io non sono una dea; sono una donna.

CEL.

Donna voi? (s'alza con giubilo)

CETR.

signore.

CEL.

Ah, me lo disse il core.

Voi la metà preziosa

Siete dell'uom; voi la gentil compagna

Destinata da Giove a starci accanto.

Ahimè, qual dolce incanto

Esce dagli occhi vostri! Ah, che io mi sento

Misto il cor di dolcezza e di tormento!

CETR.

Che! non avete mai

Altro viso di donna ancor veduto?

CEL.

No, che m'hanno tenuto

Chiuso finor con barbara fierezza.

Oh che volto! oh che labbro! oh che bellezza!

CETR.

Poverin! che peccato!

V'han tenuto serrato?

CEL.

Ah, non credea

Che si dessero al mondo

In un viso mortalvaghi rai.

CETR.

Ne vedrete di me più belle assai.

CEL.

No, di veder non curo

Altra maggior beltà. Voi m'accendete,

E voi sola dovete

In questo istesso loco

Porger qualche ristoro a tanto foco.

CETR.

Che vorreste da me?

CEL.

Non so. Mi sento

Sconosciuto desio per voi nel core.

Sento che il nuovo ardore

Voi consolar potete;

Ma come non so dir: voi lo saprete.

CETR.

Eh, si vede che siete

Delle leggi sinor poco istruito.

Sol tra moglie e marito

È lecito, signore,

Accendere e smorzar del sen l'ardore.

CEL.

Voi l'avete il marito?

CETR.

Signor no.

CEL.

Dunque io quello sarò.

CETR.

Ma perdonate...

CEL.

Son vostro, siete mia: non replicate.

CETR.

Eh, non basta così.

CEL.

Ditemi, presto,

Che cosa deggio fare?

CETR.

Ai miei parenti

Domandar mi dovete.

CEL.

Io non ho tempo

Di cercare i parenti, e in questa cosa

Che si deve accordar fra voi e me,

D'altra gente bisogno ora non c'è.

CETR.

Non va bene, vi dico.

CEL.

Ah, ch'io pavento

Che non siate una donna. Io non ho letto

Che femmina gentil in verde etate

Si facesse pregar come voi fate.

No, che donna non siete... Eppur nel petto

Sento crescer l'affetto.

Questa smania non so che cosa sia.

CETR.

Sapete che cos'è?

CEL.

Che?

CETR.

Una pazzia.

CEL.

Pazzo a me? Giuro al cielo!

Farò veder s'io son amante o stolto...

Ma perdono l'ingiuria a quel bel volto.

CETR.

(Affé, sono imbrogliata).

 

 

 


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