Carlo Goldoni
I portentosi effetti della madre natura

ATTO SECONDO

SCENA TREDICESIMA   Lisaura, poi Ruspolina

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SCENA TREDICESIMA

 

Lisaura, poi Ruspolina

 

LIS.

Questa buona ragazza

Merta d'essere amata, e mi rincresce

Che ad essa per errore

Recato i sensi miei abbian timore.

Ma se vien Ruspolina... Eccola. Indegna,

La sua baldanza ad infierir m'insegna.

RUSP.

Signora, siete voi

Che mi ha fatto legar?

LIS.

Sì, quella io sono.

RUSP.

Vi ringrazio di cuor di un sì bel dono.

Cosa ho fatto di male?

LIS.

Sfacciatella,

Non ti ricordi la perduta agnella?

Non ti sovvien dei vezzi

Fatti allo sposo mio?

RUSP.    

Oh caso strano!

Ch'egli era, ha detto a me, vostro germano.

Ma non è sì gran colpa.

LIS.

A viver bene

Apprendere dovresti

Dall'altra tua compagna pastorella.

RUSP.

Apprendere da chi?

LIS.

Da Cetronella.

RUSP.

Oh sicuro, da lei

Qualcosa apprenderei.

L'ho veduta più volte

Questa ragazza onesta

Con quel ch'è vostro sposo, a testa a testa.

LIS.

Con Ruggiero?

RUSP.

Non so come si chiama;

Ma so ben ch'egli l'ama

E che l'ha regalata.

Ma non voglio dir male...

LIS.

Ah scellerata!

E sa finger così? Guardie, ove siete? (entrano le Guardie)

Cetronella prendete,

Serbatela in prigione a' cenni miei.

RUSP.

Io vado...

LIS.

E sia lo stesso di costei.

 

Fra le tante amare pene

Che dal seno il cor divide,

È il tremar dell'alme infide,

È l'amare e il sospirar.

Donne infeste all'altrui bene,

Che rapite i cori altrui,

Non sarò più qual io fui

Compiacente a tollerar. (parte)

 

 

 


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