Carlo Goldoni
I portentosi effetti della madre natura

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA   Celidoro e Cetronella

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SCENA SETTIMA

 

Celidoro e Cetronella

 

CEL.

Trista difesa all'empio

È dei tristi l'esempio.

 

CETR.

State certo,

Sulla parola mia,

Ch'egli l'ha fatto per poltroneria.

 

CEL.

Ma voi, bella ragazza,

Mi salvaste la vita.

 

CETR.

Se l'ho fatto,

Ho fatto il dover mio.

 

CEL.

Ninfa gentil, vi sarò grato anch'io.

 

CETR.

Delle belle parole

Ne ho avute in abbondanza.

Cibo troppo leggiero è la speranza.

 

CEL.

Orsù, avete ragione,

Veniamo a conclusione.

 

CETR.

I miei parenti

Sono tutti contenti.

 

CEL.

Già lo so,

E senz'altro pensier vi sposerò.

 

CETR.

Quando?

 

CEL.

In questo momento.

 

CETR.

Su due piedi alla presta?

Senz'altri testimoni? A testa a testa?

 

CEL.

Se voi volete me, s'io voglio voi,

Se concluso fra noi fia il matrimonio,

Ritroveremo un qualche testimonio.

 

CETR.

Vi pentirete poi?

 

CEL.

No, non temete.

 

CETR.

Ma se principe siete,

Ed io son pastorella...

 

CEL.

Basta che mi piacete, e siete bella.

 

CETR.

Non ho dote...

 

CEL.

Che dote?

La natura ci ha fatti tutti eguali;

Ciascuno abbiamo i nostri capitali.

 

CETR.

Dunque...

 

CEL.

Dunque finiamola una volta.

Le parole lasciam; veniamo ai fatti.

 

CETR.

Prima vuò che facciamo alcuni patti.

 

Tutta vostra sarò io,

Voi sarete tutto mio:

Di quel cor né anche un tantino

Altra donna non avrà.

 

CEL.

Un tantin di questo core

Vuò donarlo a Ruspolina.

Niente niente, poverina!

Saria troppa crudeltà.

 

CETR.

Non signore.

 

CEL.

Ma perché?

 

CETR.

Lo vogl'io tutto per me.

 

CEL.

Ruspolina ancor m'adora.

Vuò donarle, acciò non mora,

Un tantin di questo cor.

 

CETR.

Poponcino è amante mio.

Vuò donargli ancora io

Un tantin della mia .

 

CEL.

Non signora.

 

CETR.

Ma perché?

 

 

La vogl'io tutta per me.

 

CETR.

Patti chiari, e si decida:

O d'accordo si divida,

O d'un solo sia l'amor.

 

CEL.

} a due

Cosa dice il vostro cor?

CETR.

CEL.

Due bellezze amar potrei.

 

CETR.

E lo stesso anch'io farei.

 

CEL.

Ma il cor mio non ha costanza

Un rivale a tollerar.

 

CETR.

Padron mio, quest'è l'usanza:

Serbar fede, o sopportar.

 

CEL.

(La gelosia

Può farmi tremar).

 

CETR.

(Questa è la via

Di farlo cascar).

Che dite?

 

CEL.

Non so.

 

CETR.

Dividere?

 

CEL.

Ah no.

 

.

Vorreste ancora voi

Far come fanno tanti,

Con dieci far gli amanti,

E tutta aver da noi

La nostra fedeltà.

 

CEL.

Così anderebbe bene.

 

CETR.

Ma questo non conviene;

Ma questo non si può.

 

CEL.

Ma dunque che facciamo?

 

CETR.

O tutto, o dividiamo.

 

CEL.

Dividere poi no.

Tutto vostro è questo cor.

 

CETR.

Tutta vostra è la mia .

 

a due

E per altri non ve n'è.

Tutto a te, - tutto a me.

Non v'è niente - per la gente,

E giammai ve ne sarà. (partono)

 

 

 

 


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