Carlo Goldoni
Il povero superbo

ATTO PRIMO

SCENA QUINDICESIMA   Stanza vicino alla cucina.   Il Cavaliere con alcuni fogli in mano, e Scrocca

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SCENA QUINDICESIMA

 

Stanza vicino alla cucina.

 

Il Cavaliere con alcuni fogli in mano, e Scrocca

 

SCR.

Signore, io non ne ho colpa.

Questi son tre saluti

Che col mezzo de' lor procuratori

V'hanno mandato i vostri creditori.

CAV.

Indegni disgraziati,

Se vado alla città,

Voglio lor insegnar la civiltà.

SCR.

Volete ch'io v'insegni

A farvi rispettar da vostro pari?

CAV.

Di', che ho da far?

SCR.

Dategli i lor danari.

CAV.

Sono trecento scudi.

Qualche volta ne ho che me ne avanzano;

Qualche volta mi mancano.

Ed ora, per esempio...

SCR.

Già non ci sente alcuno:

Or, per esempio, non ne avete uno.

CAV.

Scrocca, porgimi aiuto.

Se un caso tal si sa,

Perde la nobiltà del suo decoro.

Fanno trecento scudi il mio martoro.

SCR.

Osservate, signore,

Chi vi potrà aiutar quando il volesse.

CAV.

Chi? Lisetta?

SCR.

Ella appunto.

Ella, che del padrone

Maneggia il cuor, non che l'argento e l'oro,

Che un picciolo tesoro

Sotto le chiavi sue tien custodito,

Ella vi può aiutar presto e pulito.

CAV.

Come li chiederò?

SCR.

Vi vuol cervello:

Si chiedono a livello,

Si esibisce di dare il sei per cento.

Si fa un bell'istromento;

Si nascondon i guai,

E il capitale non si paga mai.

Eccola qui, vi lascio.

Sono trecento scudi, e rammentate

Che anderete in prigion se non pagate. (parte)

 

 

 


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