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PAN. |
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Or ora è stato al mio palazzo il conte Di Montebello, e mi baciò la mano, E come che egli gode... |
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PAN. |
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La mia protezione, Egli m'ha confidato, Che della figlia vostra è innamorato. Gli ho fatto dar la cioccolata, e intanto Il tutto mi narrò, Che parlar vi volessi. Io consolarlo Promisi tosto, e come siamo in villa, Coll'occasion che per di qui passai, Visitarvi Pancrazio io non negai. |
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PAN. |
Dell'onor che mi fa L'illustrissimo... oh bella! |
PAN. |
Sì, sì, me lo ricordo, è vero, è vero. Poiché passò di qui, sendo in campagna, Un onor così grande egli mi fa; Del resto un tal signor di qualità Incomodato no non si saria |
Eh, siamo in villa. E ben, che rispondete? |
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PAN. |
Io gli dirò con libertà sincera: Ho da fare un pochetto, e la mia figlia Dar non posso a... chi mai? chi fu mai quello? |
Pel conte la chies'io di Montebello. |
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PAN. |
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PAN. |
Io non lo so. |
PAN. |
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Dunque verrò più presto. Non vorrei aspettar. |
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PAN. |
Se i pari suoi... |
PAN. |
Mi dispiace che lei... |
PAN. |
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Fate lo smemoriato o fate il sordo? |
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PAN. |
Venga. (Per una volta si può fare). (da sé) |
E se a pranzo si dee tutto concludere, L'ora prefissa anticipar conviene. (Questa mattina io mangierò pur bene). (da sé)
Io vo' compiacervi, Voi siete dolcissimo Verrò, non temete, All'ora prescrittami, A pranzo verrò. Ad uno che prega Conceder si può; All'ora prescritta, Pancrazio, verrò. (E intanto la fame |