Carlo Goldoni
Il povero superbo

ATTO SECONDO

SCENA UNDICESIMA   Il Cavaliere e Pancrazio

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SCENA UNDICESIMA

 

Il Cavaliere e Pancrazio

 

CAV.

Che insolenza... cospetto! (siede)

PAN.

E via, signore,

Non si riscaldi il sangue.

CAV.

Or ora è stato al mio palazzo il conte

Di Montebello, e mi baciò la mano,

E come che egli gode...

PAN.

Con buona grazia. (siede)

CAV.

La mia protezione,

Egli m'ha confidato,

Che della figlia vostra è innamorato.

Gli ho fatto dar la cioccolata, e intanto

Il tutto mi narrò,

Ed umilmente poi mi supplicò

Che parlar vi volessi. Io consolarlo

Promisi tosto, e come siamo in villa,

Coll'occasion che per di qui passai,

Visitarvi Pancrazio io non negai.

Venni in persona a domandar per lui

La vostra figlia bella,

E fo miei propri i desideri sui.

PAN.

Attonito rimango

Dell'onor che mi fa

L'illustrissimo... oh bella!

Non mi ricordo il nome...

CAV.

Il cavalier dal Zero.

PAN.

Sì, sì, me lo ricordo, è vero, è vero.

Poiché passò di qui, sendo in campagna,

Un onor così grande egli mi fa;

Del resto un tal signor di qualità

Incomodato no non si saria

Di decorar così la casa mia.

CAV.

Eh, siamo in villa. E ben, che rispondete?

PAN.

Io gli dirò con libertà sincera:

Ho da fare un pochetto, e la mia figlia

Dar non posso a... chi mai? chi fu mai quello?

CAV.

Pel conte la chies'io di Montebello.

PAN.

Ho la bella memoria! un tal soggetto

Merita una gran stima,

Ma colla figlia mia vo' parlar prima.

CAV.

Bene, ritornerò.

A che ora pranzate?

PAN.

Io non lo so.

CAV.

Io mi figuro a mezzodì sonato.

PAN.

Qualche volta a quell'ora ho già pranzato.

CAV.

Dunque verrò più presto.

Ma se vi trovo a tavola,

Non vorrei aspettar.

PAN.

Se i pari suoi...

CAV.

Sì, sì, v'ho inteso, io pranzerò con voi.

PAN.

Mi dispiace che lei...

CAV.

Sendo a tavola insieme,

Potremo ragionar di quel che preme.

PAN.

Ragionare di che? non mi ricordo.

CAV.

Fate lo smemoriato o fate il sordo?

Torneremo da capo a desinare.

PAN.

Venga. (Per una volta si può fare). (da sé)

CAV.

E se a pranzo si dee tutto concludere,

L'ora prefissa anticipar conviene.

(Questa mattina io mangierò pur bene). (da sé)

 

grandissimo,

Io vo' compiacervi,

Voi siete dolcissimo

Nel chieder favori;

Verrò, non temete,

All'ora prescrittami,

A pranzo verrò.

Onor così piccolo,

Ad uno che prega

Con grazia ed ossequio,

Conceder si può;

All'ora prescritta,

Pancrazio, verrò.

(E intanto la fame

Così lascierò). (da sé, e parte)

 

 

 


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