Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO PRIMO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Trappola, poi Momolo

 

TRAPP. Affè, si mettono in buone mani; io non son nato per fare il precettore. Faccio il fattore, e lo faccio come m'è stato insegnato da qualcun altro; penso prima per me, e poi per lui.

MOM. Oh, giusto vu ve cercava.

TRAPP. Bravo. Si è alzato più presto che non credeva.

MOM. Co se gh'ha delle cosse che preme, se se leva a bonora.

TRAPP. Appunto, sono stati qui con premura la sua signora sorella, il suo signore cognato.

MOM. Xeli andai via?

TRAPP. Ora, in questo momento.

MOM. Ho gusto. Parlemo de quel che preme.

TRAPP. Avevano grande ansietà di vederlo.

MOM. No me parlè altro de ste freddure. Ascoltè quel che ve digo. Stamattina aspetto dei forestieri. Bisogna parecchiar un bon disnar, una bona cena: liquori, caffè, chioccolata, tutto quel che bisogna.

TRAPP. (È dunque vero quel che diceva suo cognato). (da sé)

MOM. Animo, no ve perdè. Sior fattor, fe che tutto sia pronto, perché no pol far che i capita.

TRAPP. Sa ella, signore, perché mi confondo? Non perché sia uno che manchi di spirito, e in poco tempo non sappia fare un sontuoso apparecchio, ma perché mi l'animo col poco di far molto, ma col niente non si può far altro che niente.

MOM. Coss'è sto gnente? Cossa intendeu de dir co sto gnente?

TRAPP. M'intendo dire, che senza danari non si va innanzi.

MOM. E un fattor de la vostra sorte se lassa chiappar senza bezzi?

TRAPP. Signor illustrissimo, se avessi l'abilità di fare il lapis philosophorum, vorrei far dell'oro anche per lei; ma quando ella non me ne , anzi quando consuma a precipizio tutto quello che io gli do, conviene che mi ritrovi senza.

MOM. Orsù, manco chiaccole. Son in te l'impegno e no me voggio far nasar; penseghe vu, e no me fe parer un minchion.

TRAPP. Orsù, signore, favorisca darmi la mia buona licenza, che io non sono in grado più di servirla.

MOM. Eh via, che matto! Ve perdè de animo per cussì poco? Vegnì qua, per darve coraggio, tolè sta borsa con trenta zecchini, e disponeli vu a vostro modo.

TRAPP. (Qui è dove che io lo voleva). (da sé) Come vuol ella che io distribuisca questi trenta zecchini?

MOM. Caro vecchio, fe vu.

TRAPP. Trenta zecchini sembrano molti, ma quando si principia spendere, vanno come l'acqua di vita. (So che ne deve avere altri venti). (da sé)

MOM. Quando che v'ho dito fe vu, fe vu.

TRAPP. Mi darebbe l'animo di compartirli bene, e di fare che durassero molto, ma abbiamo tanti debiti con questi bottegai della Brenta, che non so da qual parte salvarmi.

MOM. No ghe badè a costori; fe el fatto vostro e tirè de longo.

TRAPP. Bisogna cascarci per necessità, e se non do loro qualche cosa a conto, non potremo tirare innanzi.

MOM. Ben, fe vu.

TRAPP. Per il trattamento, come vuole restar servita?

MOM. Ma se ho dito che me rimetto in vu.

TRAPP. Quanta gente verrà all'incirca?

MOM. No so gnente. Per mi me basteria una persona sola, che me sta sul cuor; ma chi sa con quanti che la vegnirà?

TRAPP. Se è lecito, che persona è, signore?

MOM. Una vedua fresca co fa una riosa. Vederè, vederè che mobile. Un'aria, un brio, una grazia; a Venezia no gh'è de meggio. No gh'ho mai podesto parlar a mio modo; e per questo l'ho pregada de vegnir fora in tel mio casin. Ah? cossa diseu? oggio fatto ben?

TRAPP. Bravo. Il punto sta ch'ella non venga in compagnia di persone, che gli diano ancora più soggezione.

MOM. No crederave. Son in casa mia. Basta, fe pulito, e sora tutto che la roba sia netta, delicata, e che no la spuzza, perché la gh'ha un naso, che sente i odori tre mia lontan. Un zorno semo andai in compagnia a disnar alla locanda, e ghe xe vegnù mal su la porta, perché l'ha sentìo l'odor della carne de manzo.

TRAPP. Non ci vuol manzo dunque.

MOM. Oibò, la xe delicatissima. Dei capponi no la magna altro che la cimetta dell'ala, dei polastrelli la cresta, e dei colombini le cervelette.

TRAPP. A questa sorta di gente si ha da dar da mangiare?

MOM. Tant'è, son in impegno de farlo.

TRAPP. Ci farà impazzire quanti siamo.

MOM. Diseghe alle donne, che le varda ben che el letto sia netto all'ultimo segno, perché se a caso la trova sui linzioli un gran de lavanda, la va in accidente.

TRAPP. Oh che gioia!

MOM. Animo, andeve a destrigar, che vien tardi.

TRAPP. Per esempio, quanto vuole ch'io spenda?

MOM. Fe vu.

TRAPP. Ma se si spendesse troppo, e poi...

MOM. No me rompè la testa; co v'ho dito fe vu, fe vu. (parte)

 

 

 


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