Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO PRIMO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Clarice e Momolo

 

MOM. (Anca questo xe andà). (da sé)

CLAR. (Mi trovo imbarazzata da solo a sola). (da sé)

MOM. Siora Clarice, sentemose un pochetin.

CLAR. Non importa, sto volentieri in piedi.

MOM. La me fazza sta grazia. Cossa gh'ala paura? la xe in casa de un galantomo, e no son capace de disgustarla. Via, la se senta.

CLAR. Lo farò per compiacervi. (siedono)

MOM. Me fala un'altra grazia?

CLAR. Cosa vorreste?

MOM. Se degnela de tor sto anello?

CLAR. Oh, questo poi no.

MOM. Ma perché no?

CLAR. Serbatelo per quando vi farete sposo.

MOM. E se la fusse ella la mia sposa, lo toravela?

CLAR. In quel caso, non potrei ricusarlo.

MOM. La fazza conto de esserghe, e la lo toga.

CLAR. No, signore. Non siamo nel caso.

MOM. Se no ghe semo, ghe podemo esser.

CLAR. Oh, prima di essere in questo caso, ci converrebbe molto discorrere.

MOM. Via, principiemo a discorrer. La me diga la so intenzion.

CLAR. Prima di tutto...

 

 

 


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