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Truffaldino e la suddetta.
TRUFF. E cussì, tornando sul nostro proposito...
COL. Su qual proposito?
TRUFF. De quei zecchini non ho gnanca visto la stampa.
COL. Dimmi, Truffaldino, stimi più sei zecchini, o una donna che ti vuol bene?
TRUFF. Segondo le congiunture. Qualche volta la donna, e qualche volta i zecchini.
COL. Ma vedi bene che i zecchini si spendono, e la donna resta sempre.
TRUFF. Certo che sarave meio che restasse sempre i zecchini, e che la donna fenisse presto.
COL. Perché dici questo?
TRUFF. Perché la donna magna, e i zecchini i dà da magnar.
COL. Bravo, spiritoso! Dunque capisco che di me non ci pensi, e mi lascieresti per il danaro.
TRUFF. Punto e virgola. Mi non ho inteso de parlar de ti.
COL. Hai parlato delle donne: non sono io una donna?
TRUFF. Ti è una donna? Mi ho sempre credù, che ti sii una putta.
COL. Certamente sono fanciulla, sono una putta.
COL. Dunque capisco che tu parli con innocenza, e non voglio formalizzarmi delle tue parole. Tieni questa chiave.
TRUFF. Cossa hoi da far de sta chiave?
COL. Devi aprir il granaio, ed aiutare a trasportare il grano in un altro luogo.
TRUFF. No so se ti sappi un patto tacito, che ho fatto tra mi e el fattor, quando che son vegnù a servir in sta casa.
COL. E qual è questo patto tacito?
TRUFF. De lavorar solamente co ghe n'ho voia.
COL. Questo lavoro non lo devi fare per il fattore, ma per me solamente.
COL. Sì, è roba mia, e deve servire per la mia dote, e se Truffaldino farà capitale di me...
TRUFF. Basta cussì; vago subito, co se tratta de Colombina; se no basta el gran, porterò anca el graner. Col fattor gh'ho el patto tacito de no lavorar, e con ti farò un patto chiaro, chiarissimo, de sfadigar dì e notte, co ti vorrà. (parte)
COL. Ed io ho un patto fatto con me medesima, di far fare gli uomini a modo mio, anche a loro dispetto. (parte)