Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO SECONDO

SCENA OTTAVA

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SCENA OTTAVA

 

Clarice, Momolo ed Ottavio

 

MOM. In fazza mia ste insolenze?... (volendolo seguitare)

OTT. Fermatevi, non vi è bisogno che vi riscaldiate. O è vero, o non è vero, quel che ha detto il signor Leandro.

MOM. No xe vero gnente.

CLAR. Che avete fatto adunque di quell'anello?

MOM. Son un galantomo e ghe digo la verità. Xe vegnù el mio interveniente, el mio procurator, el m'ha portà una bona nova della mia causa, e mi per gratitudine gh'ho donà l'anello.

OTT. Troppo generoso, signore.

CLAR. Ecco il difetto vostro, che vi ha ridotto agli estremi. Non occorre nascondere la verità. Pur troppo a tutto il mondo è palese lo stato vostro, e noi ne siamo bastantemente informati. Siete prodigo a segno di non potervi correggere a fronte delle vostre indigenze. Per una semplice notizia buona, che può essere ancora sospetta, inutile o capricciosa, donate così ciecamente un anello, ch'è l'unica cosa buona, forse, che avete? e il trasporto di donare senza misura vi fa scordare perfino di tenerlo in deposito, dopo di averlo offerto ad una donna che ha meritato la vostra stima? Ciò prova l'eccesso della vostra passione, che vi rende ridicolo agli occhi ancora di quelli che ne profittano. Ma è poca cosa un anello gettato, si può dire, senza ragione; si sa che in simile modo avete consunti gli effetti della vostra casa; siete aggravato di debiti, e si raccoglie esser tutto vero ciò che ci fu narrato nel viaggio da persone che vi conoscono, e che hanno di voi compassione. So che vi parlo con una libertà soverchia, che non può piacervi, ma la mia sincerità non mi consiglia di simulare, e mi permetterete che vi dica per ultimo, che stimo il vostro merito, che apprezzo la vostra casa, che ho dell'inclinazione per amare la vostra persona, ma che mi ributta il vostro costume, e che oramai non vi credo più meritevole né di amor, né di stima. (parte)

OTT. Mia sorella ha scritto la lettera, ed io cordialmente ed amorosamente la sottoscrivo. (parte)

 

 

 


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