Carlo Goldoni
Il prodigo

ATTO TERZO

SCENA TERZA

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SCENA TERZA

 

Ottavio e detto.

 

OTT. Signor Momolo, vi ringrazio infinitamente di tutte le vostre finezze, compatite l'incomodo che vi ho recato, e preparatemi i vostri comandi.

MOM. Coss'è? voleu andar via?

OTT. Mia sorella vuol partir questa sera, e ora vado a far allestire il burchiello.

MOM. Cossste furie? coss'è sta novità?

OTT. Sapete che le donne, quando hanno fissato, sono ostinatissime; per quanto abbia detto, non vi è rimedio; ella vuol partire assolutamente.

MOM. Stassera no se va via, se credesse de dar fogo al burchiello.

OTT. Voi non conoscete bene mia sorella; sarebbe capace d'andar a piedi sino a Fusina.

MOM. Ma cossa mai xe stà? cossa gh'oggio fatto? Pussibile che la me fazza sto torto? pussibile che no la voggia restar almeno stassera? Stassera almanco; domattina, se la vuol andar, pazenzia, vegnirò a Venezia anca mi. Ma me preme che la resta stassera; ho parecchià una festa da ballo, che spero sarà qualcossa de particolar. Via, caro amigo, manizeve, fe che la resta, ve devertirè anca vu, ballerè, starè allegramente.

OTT. No, per dire il vero, del ballo non mi diletto.

MOM. Se vorè zogar, zogherè; ghe sarà da devertirse a zoghetti, ghe sarà dei taolini de bassetta, de faraon.

OTT. La bassetta mi piace, ma non ho portato meco danari per cimentarmi.

MOM. Voleu bezzi? patron, comandè.

OTT. Vi ringrazio, non sono vizioso a tal segno di prender danari ad imprestito per giocare.

MOM. Cossa serve? Tolè dei bezzi, e zoghè. Se vadagnarè, me li restituirè; se perderè, no m'importa; farò conto d'averli persi per mi.

OTT. Troppo generoso, signor Momolo; se farete simili esibizioni a degli uomini meno onesti di quel ch'io sono, le accetteranno, e poi dopo, credetemi, si burleranno di voi.

MOM. No so cossa dir; compatì la premura che gh'ho de no perder stassera la vostra cara compagnia e quella de siora Clarice; ve prego, fe de tutto perché la resta.

OTT. Capisco che sarà difficile.

MOM. Me despiaserave mo anca, che tutto quel che xe fatto per stassera, andasse de mal. La festa sarà qualcossa de particolar. I rinfreschi xe parecchiai, e una cena, dove el cuogo s'ha impegnà de far tutto quello che el sa.

OTT. Una cena magnifica! Questa, per dirvi la verità, mi tocca più della festa da ballo. La tavola è la mia passione, e questa mattina i piatti del vostro cuoco mi hanno assai soddisfatto.

MOM. Stassera ghe sarà de meggio. Gh'ho vinti cai de salvadego, che scometto che no ghe xe altrettanto in tutta Venezia.

OTT. Non mi dite altro, che mi fate venir appetito, benché non sia mezz'ora che abbiamo pranzato.

MOM. Via, vedè con bona maniera de persuader siora Clarice.

OTT. Eccola qui per l'appunto.

MOM. Ho gusto; la pregherò anca mi. Ma vien con ella quel seccagine de sior Leandro; no lo posso soffrir.

 

 

 


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